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​Roma sceglie il sindaco - Acea, Raggi spaventa i soci: “Non si fanno profitti sull’acqua”

where Roma when Lun, 13/06/2016 who redazione

Timori per i propositi della candidata grillina che parla di seguire con l’utility “una strada diversa”. Per Giachetti (Pd): “nessun approccio ideologico”

127423245434956158328926016162425607989852n-664x445.jpgVirginia Raggi, la candidata grillina trionfatrice al primo turno a Roma, continua a spaventare i soci e gli azionisti di Acea. Anche nel faccia a faccia televisivo con Lucia Annunziata, la candidata più votata nella capitale ha ricordato che “non si fanno profitti sull'acqua” e che “forse bisogna seguire una strada diversa”. Pur ribadendo che “non vogliamo togliere la quota a Caltagirone (che ha il 15,8%, mentre Suez Environment ha il 12,5% e il Comune di Roma il 51%, ndr), non ne abbiamo il potere” ha anche aggiunto che “se si fanno profitti vanno reinvestiti nel settore idrico”. Già in una intervista su Sky a marzo, Raggi aveva detto di voler cambiare il management di Acea, investire di più sulle reti e valutare come riorganizzare la gestione del servizio idrico, in un modo più aderente al referendum del 2011. “Questo tipo di gestione è in perfetto contrasto con il referendum del 2011 perché con l'acqua non si devono fare profitti”, aveva detto Raggi nell'intervista televisiva. “Dobbiamo valutare, di sicuro cambieremo il management e inizieremo a fare investimenti sulle reti. Vedremo come agire per tutelare la volontà dei cittadini”. Queste parole, riecheggiate nei report di diversi analisti, avevano messo sotto pressione il titolo.

Più tranquillizzante, almeno per management soci e azionisti Acea, lo sfidante del Pd Roberto Giachetti, il quale  ha invece chiarito di non voler avere, se sarà lui ad essere il prossimo sindaco della Capitale, “un approccio ideologico sulle municipalizzate. Acea dà parecchio al Comune di Roma, io convocherò l’Ad per chiedere un piano di illuminazione più forte. Acea ha in concessione l’illuminazione pubblica di Roma”.

Una pubblicizzazione possibile? - Sono però in tanti a chiedersi oggi se in caso di vittoria del M5S l’annunciato ripubblicizzazione della gestione dell’acqua di Roma possa effettivamente realizzarsi. La concessione - dice ad esempio l’avvocato Gianluigi Pellegrino, che aveva assistito l’ex sindaco Marino per cambiare la governante di Acea - “scade nel 2032, la gestione delle reti è vigilata da una Autorità nazionale che definisce il sistema delle tariffe per remunerare il servizio. Non si può nemmeno scorporare il solo ramo idrico per iniziativa del socio pubblico, perché l’operazione sarebbe con parti correlate e dovrebbe avere il consenso dei soci privati”. “Se non ci sono gravi inadempimenti o un interesse pubblico, che non può essere il cambio del gestore, revocare la concessione non esiste”, dice Pellegrino. Non si può nemmeno scorporare il solo ramo idrico per iniziativa del socio pubblico, perché l’operazione sarebbe con parti correlate e dovrebbe avere il consenso dei soci privati. L’alternativa per ripubblicizzare l’acqua dovrebbe passare dunque per un delisting di Acea, che è l’unica strada per consentire al socio pubblico di ridisegnare la strategia senza i vincoli che ha una società quotata in Borsa. L’Opa, secondo i calcoli di Arnaldo Borghesi, fondatore e presidente di Borghesi & Associati, uno dei principali advisor finanziari in Italia, sarebbe da 1,7 miliardi, oltre al rischio per il socio pubblico di doversi accollare 2,2 miliardi di debito per prevedibili richieste di rientro delle banche.

I soldi in ballo - L'attività di gestore idrico del gruppo romano ha contribuito per circa il 40% all'Ebitda Acea del primo trimestre, che per questo settore è stato pari a 80,7 milioni di euro, in crescita dell'8,5% sull’anno precedente. Il capitale investito è stato pari a 41,7 milioni di euro, in crescita del 30% circa. Acea ha chiuso il primo trimestre 2016 con un utile di circa 67 milioni di euro. Il Comune di Roma riceverà un dividendo a valere sugli utili 2015 pari a 54 milioni di euro. Nel 2015 Acea ha distribuito un dividendo per azione pari a 0,50 euro, in crescita dell'11,1% sul 2014.

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Virginia Raggi
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