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L’Anbi presenta il piano contro il dissesto idrogeologico e avverte: “Servono 7,8 miliardi di euro”

where Roma when Lun, 24/02/2014 who redazione

“Sono progetti immediatamente cantierabili e con importanti ricadute occupazionali”. I dati del dissesto

“Se non vi è stabilità del suolo non si realizzano investimenti per infrastrutture e impianti, così come la produttività della maggior parte dei terreni agricoli dipende dalla efficienza della rete di bonifica, senza ovviamente considerare l’incommensurabile valore delle vite umane”: parte da questa considerazione la presentazione del 5° Piano per la riduzione del rischio idrogeologico dell’Associazione nazionale bonifiche e irrigazioni (Anbi).
Dal 2002 al 2014 si sono registrati circa 2000 eventi alluvionali, che hanno determinato 293 morti e danni rilevanti. Anche il patrimonio artistico è gravemente ferito: a Volterra crollano le mura antiche, in Calabria rischia di essere sommerso il parco archeologico “Paolo Orsi”; nel 2013 fu profondamente vulnerato il sito archeologico dell’antica città di Sibari. Emergono dati estremamente preoccupanti: in Italia, 6 milioni di persone abitano in un territorio ad elevato rischio idrogeologico; 22 milioni di persone in zone a medio rischio. Nel nostro Paese vi sono 1.260.000 edifici minacciati da frane e di questi 6.121 sono edifici scolastici e 531 ospedali.
A determinare tale situazione hanno certamente contribuito più fattori: da un lato, il mutato regime delle piogge, particolarmente accentuato nella sua variabilità negli ultimi anni; dall’altro, l’impetuosa urbanizzazione, il consumo del suolo, l’omessa manutenzione del sistema idraulico del Paese, lo spopolamento delle montagne, la riduzione del terreno agricolo. Si stima che il consumo del suolo nel periodo 1990-2005 sia stato di oltre 244.000 ettari all’anno (circa due volte la superficie del comune di Roma), in pratica oltre 668 ettari al giorno (circa 936 campi da calcio).
Secondo l’Ispra ogni secondo nel nostro Paese vengono occupati 8 metri quadrati di suolo (70 ettari al giorno).
In generale molte delle calamità sono generate da eventi idrologici eccezionali, contro i quali non risulta possibile la prevenzione non solo tecnicamente, ma anche economicamente, per la imponenza delle opere idrauliche da realizzare per contenere fenomeni con ritorni di 50 o 100 anni. È possibile però ridurre l’impatto degli eventi eccezionali attraverso azioni volte a rinforzare i territori fragili, a provvedere alle manutenzioni ed agli adeguamenti necessari a garantire la regolazione idraulica, ad assicurare il funzionamento degli impianti idrovori ed il consolidamento degli argini.
Va ricordata anche la forte pressione dell’impermeabilizzazione sulle risorse idriche. Un suolo può incamerare fino a 3.750 tonnellate di acqua per ettaro, o circa 400 millimetri di pioggia. L’impermeabilizzazione riduce l’assorbimento di pioggia nel suolo, in casi estremi, impedendolo completamente.
La Legge Finanziaria 2010 aveva alimentato speranze con la previsione di piani straordinari diretti a rimuovere le situazioni a più elevato rischio idrogeologico. Fu definito anche un sistema di cofinanziamento Stato-Regioni attraverso specifici accordi di programma, che sono stati tutti sottoscritti per un complessivo impegno finanziario di oltre 2 miliardi di euro. Le norme attuative e la destinazione delle somme verso altre finalità ne hanno impedito la realizzazione. Secondo dati recenti solo il 4% delle somme è stato speso, mentre vaste zone del Paese continuano ad essere a rischio alluvioni.
Peraltro la Legge Finanziaria 2014 ed il successivo decreto-legge 136/2013 si limitano a dettare norme, che dovrebbero determinare l’utilizzo delle somme già previste nei predetti accordi di programma; mentre estremamente modeste sono le nuove previsioni: 30 milioni per il 2014; 50 milioni per il 2015; 100 per il 2016.
La proposta Anbi per la riduzione del rischio idrogeologico nel 2013 indicava 3.342 interventi per un importo di 7.409 milioni di euro; nel 2014, gli interventi proposti sono 3.383 per un importo complessivo di 7.995 milioni di euro.
“Si tratta in particolare di progetti immediatamente cantierabili e con importanti ricadute occupazionali per la sistemazione idraulica di torrenti e rogge, la manutenzione del reticolo idraulico a difesa dei centri abitati, la realizzazione di opere per il contenimento delle piene, il consolidamento di pendici collinari e montane”, afferma l’Anbi.
Per trovare i soldi l’Anbi propone una proiezione quindicennale dell’impegno di spesa, che potrebbe realizzarsi mediante mutui, secondo una soluzione già adottata nel recente passato.

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