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Surprais. E invece è l’agricoltura a insozzare l’aria di Milano. Lo studio del Politecnico

where Milano when Lun, 11/03/2024 who roberto

Inquinamento: le colture creano i picchi di polveri Pm2,5. Peggiori le coltivazioni di cereali e di granturco, marginali le risaie. L’analisi è stata pubblicata sulla rivista scientifica Chemosphere

Ora è certo. Sono le campagne lavorazioni-misura.jpga creare le punte di inquinamento che lordano l’aria delle città padane. Già diversi studi avevano rilevato che le punte di inquinamento dell’aria da polveri fini in Lombardia sono legate alle lavorazioni dei terreni. Più di metà delle polveri fini che d’inverno si addensano nell’aria di Milano e delle altre città del Nord sono importate da fuori città, cioè sono prodotte dal traffico pesante sulle autostrade e le tangenziali, dalla combustione di pellet di legna nelle caldaie a biomassa delle villette dell’Hinterland, dai composti azotati delle concimazioni e dei liquami degli allevamenti: questi precursori delle polveri fini Pm10 e Pm2,5 delle campagne attorno alle città maggiori vengono “aspirati” rasoterra sulle aree abitate dai moti convettivi dell’aria urbana più calda. Uno studio del Politecnico di Milano, pubblicato sulla rivista Chemosphere, ha quantificato l’impatto legato ai terreni agricoli sulla distribuzione della concentrazione di polveri sottili (Pm2,5) in Lombardia, mostrando come esso sia paragonabile a quello di altre fonti di inquinamento ben più note e studiate, come gli impianti industriali, l’urbanizzato o la rete stradale. L’impatto è stato misurato non solo per le zone rurali, ma anche nelle aree più densamente popolate.
 
L’inquinamento record di febbraio

In particolare, l’effetto dovuto ai terreni agricoli è risultato correlato ai picchi di inquinamento più intensi rispetto a quanto misurato nelle zone industriali e urbane, con una durata più concentrata nel tempo. Un esempio classico è stato nello scorso mese di febbraio in Lombardia. Secondo lo studio del Politecnico, tra le singole colture analizzate è stato registrato un impatto trascurabile delle risaie, più significativo invece per i terreni coltivati a cereali e mais.
Questi risultati sono stati ottenuti tramite un framework innovativo e un modello data-driven che include la valutazione dell’impatto delle diverse destinazioni d’uso del territorio sulla distribuzione della concentrazione di Pm2,5, per analizzare il ruolo dei terreni agricoli con una sensibilità molto maggiore rispetto a modelli preesistenti.
 
Come è stato condotto lo studio
Allo scopo sono stati analizzati i dati satellitari e di modelli atmosferici del programma Copernicus per la misura di concentrazione del Pm2,5 insieme al database open access di uso del suolo e del sistema informativo agricolo della Regione Lombardia. Per l’analisi è stato utilizzato un innovativo sistema di Geoai (geomatics and earth observation artificial intelligence) composto da una architettura a tre stadi, che permette di catturare e interpretare le dinamiche locali, comparando così gli effetti inquinanti legati al diverso uso del terreno. Grazie a questo nuovo approccio, sarà possibile in futuro generare evidenza rispetto alle concentrazioni di inquinante correlabili a specifiche attività agricole, come spandimenti e concimazioni.
 
Gli autori della ricerca
Il lavoro nasce nell’ambito del progetto di ricerca D-Dust (data-driven modelling of particulate with satellite technology aid), finanziato da Fondazione Cariplo, il cui scopo è stato quello di valutare il contributo – in termini di operabilità, rapporto costo-efficacia e accuratezza – derivato dall’integrazione sistematica di dati non convenzionali nei tradizionali approcci di monitoraggio del particolato basati su sensori fissi a terra, con particolare attenzione alle stime basate su satellite e alle emissioni correlate all’agricoltura. Responsabili del progetto sono Maria Brovelli e Daniele Oxoli, del dipartimento di ingegneria civile e ambientale del Politecnico di Milano, in collaborazione con Enrico Caiani e Lorenzo Gianquintieri, del dipartimento di elettronica, informazione e bioingegneria del Politecnico di Milano, con Stefano Santoni della Fondazione Politecnico di Milano e con Andrea Spinazzè dell’Università dell'Insubria.
 
Lo studio: https://www.sciencedirect.com/scienc...

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