Idroelettrico sul fiume a Modena, il Comune accelera una variante per gli espropri
A proporre l’idea di una centrale idroelettrica sulle rive del Panaro la società Dgm, che venderà energia a Hera
Avrà una potenza di 1,5 MW annui da fonti rinnovabili la nuova centrale idroelettrica prevista sulle rive del Panaro, a San Donnino di Modena. A proporla al Comune emiliano è la società Dgm, la stessa da cui proviene l'idea di un impianto analogo realizzato a Castellarano, nel reggiano. A San Donnino la società investirà 1,8 milioni di euro, pari ai costi dell'opera, facendosi carico anche degli esborsi per gli espropri. In particolare, verranno espropriati tre mappali: i diretti interessati sono già stati avvisati dell'avanzamento del progetto.
Ad acquistare l'energia a San Donnino sarà Hera, che si occupa della distribuzione tramite alcuni impianti da realizzare in una delle aree espropriate. Il Comune ha una certa fretta di procedere: la Provincia, cui fa capo il procedimento dopo la delega della Regione, ha comunicato l'approvazione da parte della Conferenza dei servizi della valutazione di impatto ambientale il 9 febbraio scorso. Ora l'amministrazione di piazza Grande deve convalidare entro 30 giorni: dopo il passaggio in commissione, la variante approderà in Consiglio comunale il 9 marzo, appena in tempo. Senza variante, del resto, gli espropri non possono partire.
La variante non cambia la destinazione dell'area, che resta rurale, ma serve perché la centrale (la cui produttività passa da 100 a 500 kilowatt/ora) è paragonata a un'opera pubblica. “Non si tratta né di un'opera di urbanizzazione né di un edificio classico, ma di certo il territorio si modifica”, ha spiegato in commissione l'assessore Urbanistica Anna Maria Vandelli, al fianco dei dirigenti comunali, precisando che dell'impianto beneficerà da un punto di vista ambientale tutto il territorio comunale.