Robin Tax - Torna la scure sulle rinnovabili medio-piccole e spunta il salva-inceneritori
L’addizionale Ires coinvolgerà le imprese con ricavi sopra i 3 milioni e imponibile sopra i 300mila euro, contro gli attuali 10 milioni e 1 milione. Ma non è tutto: gli inceneritori costruiti negli ultimi otto anni continueranno a ricevere un incentivo da Cip6 più generoso, perché calcolato col vecchio metodo
Le rinnovabili sono nel mirino. E, fino a quando la domanda energetica e le centrali termoelettriche non torneranno a correre, dovranno pagare fino all’ultimo per gli incentivi ricevuti. L’ennesimo esempio arriva dal tira e molla sulla Robin Tax. Smentito a parole dal ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, ma non nei fatti, il decreto pubblicato in “Gazzetta Ufficiale” riporta nero su bianco che l’addizionale Ires verrà ampliata nel 2014 anche alle aziende medio-piccole delle energie pulite (secondo l’indicazione trapelata più volte) e coinvolgerà le imprese con ricavi sopra i 3 milioni e imponibile sopra i 300mila euro, contro gli attuali 10 milioni e 1 milione.
Ma non è tutto, perché è stato inserito anche un “regalo” agli inceneritori costruiti negli ultimi otto anni, per i quali non viene applicato il nuovo calcolo: continueranno così a ricevere un incentivo da Cip6 (rinnovabili assimilate) più generoso perché calcolato col vecchio metodo, basato su un paniere in cui i prodotti petroliferi pesano per il 60%, anziché col nuovo, basato sul mercato del gas all’ingrosso.
Gettito da 150 milioni nel 2015 - Dall’estensione della Robin Tax, spiega la relazione tecnica allegata al decreto legge, si ricaverà un maggior gettito di 150 milioni di euro nel 2015 e 75 nel 2016. Soldi che, a quanto sembra, andranno a ridurre solo per un terzo le componenti A2 della bolletta (la voce che riguarda le spese per lo smantellamento del nucleare in Italia): i fondi destinati a questo fine sono infatti calcolati “al netto della copertura finanziaria di cui all’articolo 61”, che appunto destina gran parte dei proventi ad altri scopi.
Altro punto importante è legato alla questione dei Cip6 e al nuovo metodo di determinazione, il cosiddetto calcolo del combustibile evitato, Cec. Quest’ultimo determina l’ammontare dell’incentivo basandolo sui mercati spot del gas e non più sul costo del greggio, e in base a ciò si risparmierebbe sugli incentivi, secondo l’Autorità, circa il 7%. Da questo nuovo metodo di calcolo verranno esclusi gli impianti di termovalorizzazione di rifiuti in convenzione Cip 6/92 che si trovino oggi nei primi otto anni dell’esercizio, dunque “ancora nella prima fase di recupero dell’investimento effettuato” (comma 5 dell’ articolo 5). In considerazione “della particolare utilità sociale di tali impianti”, fino al completamento del periodo di esercizio, sette inceneritori in totale – tra cui quelli costruiti per fare fronte all’emergenza rifiuti e per questo ammessi al Cip6 – continueranno a ricevere una sovvenzione più generosa perché calcolata col vecchio metodo.
Resta infine anche in questa versione del decreto legge la cancellazione del ritocco al rialzo per gli incentivi ai biocombustibili liquidi, previsto dalla legge del 24 dicembre 2012 numero 228, che avrebbe consentito, a patto di ridurre la produzione, di avere sostegni maggiorati a tutti gli impianti esistenti da “bioliquidi sostenibili”.