Il sì alle trivelle in Basilicata. Il Tar del Lazio dichiara nullo anche il Pitesai lucano
I giudici amministrativi hanno accolto il ricorso degli operatori dell’energia. Vengono meno i vincoli alla ricerca nell'area di Gorgoglione
Nuovo “no” del Tar del Lazio al decreto ministeriale di approvazione del Piano per la transizione ecologica sostenibile delle aree idonee, noto come Pitesai, finalizzato alla limitazione delle aree adatte ad ospitare attività di prospezione, ricerca e coltivazione degli idrocarburi. Il “no” al Pitesai e quindi il “sì” alle attività sui giacimenti è l’ennesima decisione del Tar Lazio, allineata con l’esito di tutti gli altri ricorsi presentati dalle compagnie petrolifere.
L’area coinvolta
Lo stop al Pitesai, in particolare, riguarda la concessione di Gorgoglione, a cavallo tra le due province di Potenza e Matera, nell'ambito del giacimento di Tempa Rossa. I giudici, riscontrando violazioni procedurali, hanno accolto così il ricorso proposto da Total Energies, Shell e Mitsui.
L'area si estende per 290,59 km quadrati e ricade nei comuni di Corleto Perticara, Guardia Perticara, Anzi, Laurenzana, Castelmezzano, Pietrapertosa, Armento e Missanello per la provincia di Potenza, Gorgoglione, Cirigliano, Stigliano, Accettura e Aliano, per quella di Matera. Una identica decisione è stata presa con riferimento alla concessione in Val d'Agri. La decisione dei giudici amministrativi segue altre due sentenze dello scorso febbraio che disponevano l'annullamento del Piano.
Le motivazioni
Tra le motivazioni che il collegio aveva ritenuto fondate c'era quella relativa alla individuazione delle aree idonee. Invece di procedere a una valutazione specifica per ogni sito, il Piano - spiegano i giudici - aveva applicato una serie di “fattori escludenti” dando via a divieti molto rigidi ed estesi. Fondata anche la censura relativa alla necessità di subordinare la proroga delle concessioni a una analisi costi-benefici definita “complessa e aleatoria”.