Con la Doggy Bag stop allo spreco alimentare in tutta Italia
Fipe e Comieco insieme per promuovere una nuova cultura della sostenibilità in oltre 1.000 ristoranti italiani
"Sdoganare" la doggy bag, trasformandola in un gesto semplice e consueto ogni volta che si va al ristorante.
Fipe - Federazione Italiana Pubblici Esercizi e Comieco - Consorzio per il Recupero e Riciclo degli Imballaggi a Base Cellulosica uniscono le forze contro lo spreco alimentare e lanciano su scala nazionale il progetto "Doggy Bag se avanzo mangiatemi" che metterà presto a disposizione dei ristoranti italiani eco-contenitori di design e "made in Italy" per dare ai clienti la possibilità di portare agevolmente a casa cibi e bevande non consumate.
La partnership tra Fipe e Comieco e i dettagli dell'iniziativa sono stati presentati ufficialmente a Host alla presenza del deputato Maria Chiara Gadda, membro della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera dei Deputati e relatrice della legge 166/16 sulla limitazione degli sprechi alimentari.
“La norma antisprechi sta contribuendo ad accrescere la sensibilità dei cittadini verso il cibo e il suo utilizzo consapevole, specie nella prevenzione e nel recupero delle eccedenze. Le nostre scelte quotidiane di acquisto e di consumo degli alimenti sono importanti - afferma Gadda - , generare eccedenze può contribuire allo spreco oppure creare nuove opportunità che con la legge 166 vengono sostenute e valorizzate attraverso la filiera del dono finalizzato alla solidarietà sociale. La doggy bag può avere un ruolo strategico per vincere questa sfida dal punto di vista culturale e accompagna il cittadino in nuovo percorso di consapevolezza, allungando la vita di un prodotto altrimenti destinato a finire nella spazzatura. Comieco ha realizzato un contenitore funzionale e accattivante che, grazie a Fipe e al progetto Doggy bag se avanzo mangiatemi, sarà veicolato nei ristoranti, raggiungendo tanti cittadini e famiglie per dare un nuovo valore del cibo”.
"Nei ristoranti del Belpaese si sprecano ancora ogni anno 185mila tonnellate di cibo: sono numeri
sempre più difficili da accettare, ma in parallelo si sta facendo strada una nuova sensibilità, sia nei
clienti che nei ristoratori, nel prevenire e contrastare questo problema - dichiara Giancarlo Deidda, Vicepresidente di Fipe -. Nel mondo dei pubblici esercizi l'impegno contro lo spreco alimentare si traduce in un percorso complesso, che inizia a monte della catena e comprende azioni di controllo in fase di acquisto, preparazione e conservazione degli alimenti. La doggy bag è l'ultimo, importante anello di questa catena: non si tratta solo di una pratica che fa bene all'ambiente, ma che permette di consumare del buon cibo preparato al ristorante anche nelle proprie case, prolungando il piacere di un'esperienza di qualità".
Per Carlo Montalbetti, Direttore Generale di Comieco, “il progetto Doggy Bag – Se avanzo mangiatemi, nato nell’anno di Expo 2015, ha riscontrato positive esperienze in oltre 50 ristoranti di Slow Food Italia e in più di 200 locali tra Milano, Bergamo, Varese e Roma, dove la doggy bag è considerata una perfetta espressione del valore anti-spreco che un packaging può rappresentare. Ovunque - rileva - ha trovato un positivo gradimento, come risulta da un sondaggio effettuato con Last Minute Market che evidenzia come in Italia ben il 58% degli imballaggi cellulosici immessi al consumo sia legato al settore alimentare”. “Ecco perché con Fipe - conclude - siamo pronti a siglare un accordo che darà dimensione nazionale ad una pratica virtuosa che sta prendendo sempre più piede nella nostra cultura”.
La collaborazione tra Fipe e Comieco consentirà di ampliare il raggio di azione del progetto, portando, in una prima fase, le pratiche e colorate doggy bag in 1.000 ristoranti sul territorio italiano. Un numero destinato a crescere in futuro, considerando un bacino potenziale costituito da circa 104.000 ristoranti con servizio. L'obiettivo è di ottenere una presenza capillare delle doggy bag sul territorio, considerando il fatto che, secondo i dati dell'Ufficio Studi Fipe, su 8.092 comuni presenti in Italia soltanto il 6,8% del totale non ha un ristorante.