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Regolamento Imballaggi, ecco come ci si avvicina al primo trilogo Ue del 5 febbraio

where Bruxelles (Belgio) when Mar, 16/01/2024 who roberto

Si punta ad un accordo tra Commissione, Parlamento europeo e Consiglio Ue per il secondo trilogo del 4 marzo

Si terrà il 5 febbraio il primo packaging.jpgtrilogo, l’incontro negoziale tra Parlamento europeo e Consiglio Ue mediato dalla Commissione europea, sul regolamento sugli imballaggi e rifiuti da imballaggi. Fonti vicine al dossier segnalano che sarebbe già in programma anche un secondo trilogo il 4 marzo che potrebbe essere a quel punto decisivo. Com’è noto il Consiglio Ue Ambiente ha adottato la sua posizione negoziale lo scorso 18 dicembre, con il voto contrario della sola Italia; mentre l’Europarlamento ha adottato il mandato negoziale a Strasburgo in plenaria lo scorso 22 novembre.
 
Gli scenari verso il trilogo
Il tema del packaging è tra i più sfidanti per valutare i progressi ambientali europei al 2030 ma non solo. Per la fine del decennio, i rifiuti in plastica aumenteranno del 46%. Il mese di gennaio sarà decisivo per le discussioni nel trilogo: a giugno ci sono le elezioni, parte una nuova legislatura e ci si chiede se ci potrà essere continuità su tante politiche avviate in questi cinque anni. Il Belgio guiderà quest’ultimo semestre e tra le sue priorità ha posto anche il tema di una transizione verde e giusta. Dopo l’addio di Timmermans e l’arrivo di Hoekstra i timori iniziali su una svolta anti-green sono stati sventati.
Per la ministra verde spagnola Teresa Ribera, la proposta di Consiglio e Commissione è da accogliere positivamente: “190 kg di rifiuti di imballaggio sono stati generati da ogni europeo nel 2021. E questa cifra crescerà di quasi il 20% nel 2030, se le cose rimarranno le stesse. Non possiamo lasciare che ciò accada. L’approccio generale di oggi dà un forte messaggio che l’UE è impegnata a ridurre e prevenire i rifiuti di imballaggio provenienti da tutte le fonti. Questo regolamento è fondamentale nel nostro cammino verso un’economia circolare e un’Europa neutrale dal punto di vista climatico”.
Anche il commissario Ue all’ambiente Virginijus Sinkevicius aveva detto che non ci sono rischi per l’industria dell’imballaggio. Secondo lui, il compromesso messo sul tavolo dalla presidenza spagnola del Consiglio “è rimasto coerente con l’obiettivo della Commissione, mantenendo la base giuridica”. E che ha rispettato l’equilibrio tra le “regole europee armonizzate” che chiedono le aziende e la “flessibilità per gli Stati membri”.
 
La posizione di Conai
 “Spero che la posizione e gli emendamenti proposti dal Parlamento europeo possano trovare accoglimento nel Trilogo. Mi sembra la posizione più neutra che ci consente di mantenere, come Paese, le nostre specificità positive”. Parlava così, al Sole 24 Ore, il numero uno del consorzio italiano degli imballaggi Ignazio Capuano. Entro questo mese si terrà il dibattito europeo tra Consiglio, Commissione e Parlamento Ue per decidere quale delle due proposte stilate nei mesi scorsi accogliere. Facciamo un recap.
 “Mi sembra – quella italiana – la posizione più neutra che ci consente di mantenere, come Paese, le nostre specificità positive”, spiegava Capuano al quotidiano di Confindustria. “L’Italia ha già raggiunto gli obiettivi di riciclo degli imballaggi del 70% che l’Ue chiede al 2030: siamo al 71,5%. Poi il testo varato dal Consiglio Ue il 18 dicembre è abbastanza diverso. E L’Italia si è isolata. Quindi è difficile dire cosa aspettarsi”.
Infatti, per il numero uno di Conai la proposta di Consiglio e Commissione Ue (diversa da quella del Parlamento, accolta dall’Italia) difetta dell’obbligo di dotazione di sistemi di deposito con cauzione (Drs), il vuoto a rendere. “Nel testo del Parlamento – ha ricordato Capuano – la soglia oltre la quale scatta quest’obbligo è la raccolta dell’85% di bottiglie in Pet e lattine. Per queste ultime in Italia abbiamo tassi superiori, mentre per il Pet siamo intorno al 70 per cento. Dobbiamo crescere e incrementando la raccolta selettiva riteniamo di poterci avvicinare. Il Consiglio ha poi aggiunto un’esenzione per gli Stati con un tasso di differenziata superiore al 78%”. Il problema è che “con l’Epr, l’azienda resta responsabile del fine vita degli imballaggi che immette sul mercato. Con il sistema con deposito cauzionale, invece, la responsabilità dell’azienda finisce nel momento in cui vende al consumatore che paga la cauzione in grado di garantire il circuito di riutilizzo o riciclo”. Gli effetti su larga scala del Drs sono quindi da valutare.
 
La posizione del Governo
Più in generale, la posizione italiana coincidente con il testo parlamentare europeo è quella espressa dal ministro Gilberto Pichetto. “La nostra priorità è giungere ad un testo bilanciato che metta al centro le questioni ambientali, sociali ed economiche in modo giusto ed equo. Questa è d’altronde la posizione espressa anche dal Parlamento europeo. Riteniamo però che permangano importanti criticità e non si sia ancora trovato il giusto equilibrio tra la necessità di misure ambiziose per la gestione sostenibile degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio, la fattibilità tecnica delle disposizioni chiave del regolamento e la valorizzazione dei sistemi in cui la raccolta differenziata. Il riciclo e il ricorso all’uso di materia prima e seconda da riciclo sono efficaci e il ruolo attivo dei punti vendita e dei consumatori e possono creare processi virtuosi di economia circolare da verificarsi con analisi LCA, lungo cioè tutto il ciclo di vita del prodotto. Abbiamo più volte espresso la nostra posizione sul Regolamento, ribadendo che questo non sia lo strumento più idoneo per assicurare l’efficacia dell’applicazione dei principi. Desidero quindi portare all’attenzione di questo Consiglio le 3 principali preoccupazioni che rappresentano le linee rosse dell’Italia. In particolare, l’art. 8 sugli imballaggi compostabili, l’art. 22 sulle restrizioni ad alcuni formati di imballaggio e relativo allegato V e l’art. 26 sul riutilizzo e ricarica”.
Per quanto riguarda gli imballaggi compostabili, aveva quindi proseguito il ministro dell’Ambiente, “ribadiamo che il settore del packaging compostabile e biodegradabile debba essere valorizzato, anche in linea a quanto deciso alla recente Cop28 come alternativa alle plastiche tradizionali. Per quanto riguarda gli art. 22 e 26, proponiamo una prospettiva – per altro sostenuta in Parlamento – basata sull’evidenza e non su restrizioni a priori. Dovrebbero essere salvaguardati i formati di imballaggio che dimostrano un rendimento ambientale superiore nel ciclo di vita o ad alto tasso di raccolta differenziata o di riciclo. Ribadisco la necessità di giungere ad obiettivi comuni senza ignorare le differenze tra gli Stati membri. Questo segnale di flessibilità, consentendo deroghe sul riuso a chi dimostra un’elevata percentuale di raccolta differenziata e di riciclo, potrebbe essere un passo verso un compromesso più equilibrato tra gli obiettivi di riciclo e riuso, tenendo conto delle differenti realtà e capacità di ciascun Paese”, aveva quindi concluso il ministro Pichetto.
Anche la viceministra Vannia Gava aveva commentato: “Continuiamo a ritenere la proposta di Regolamento non aderente ai contesti industriali nazionali e ai risultati raggiunti dai Paesi membri, che invece una direttiva avrebbe potuto valorizzare. L’imposizione, poi, di taluni obblighi e divieti, non motivati da approfondite valutazioni di impatto ambientale, economico e sociale, sono una minaccia per i principi di sussidiarietà e proporzionalità, per gli investimenti intrapresi, per la concorrenza delle nostre imprese sui mercati internazionali e frammentano il mercato interno”.

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