Rapporto del Politecnico di Milano sulle rinnovabili, il 2021 è stato un altro anno “sprecato”
I dati del Rapporto sulle energie rinnovabili (RER) realizzato dall’Energy & Strategy della School of Management del Politecnico di Milano. Chiaroni: “Con questo ritmo arriveremmo tra otto anni a un parco eolico e fotovoltaico di poco superiore ai 50 GW
Il 2021 è stato un altro anno sprecato: il mercato delle rinnovabili in Italia è cresciuto rispetto all’annus horribilis 2020, ma non quanto avrebbe potuto e dovuto, e a ogni anno che passa questo “spreco” diviene sempre più impattante, allontanando decisamente il raggiungimento degli obiettivi al 2030 (72% di fonti rinnovabili nella generazione elettrica secondo le ultime indicazioni del Piano per la transizione ecologica) e ancora di più quelli al 2050. Sono alcuni dei risultati contenuti nel Rapporto sulle energie rinnovabili (RER) realizzato dall’Energy & Strategy della School of Management del Politecnico di Milano e presentato questa mattina in un convegno che ha visto protagoniste anche le molte aziende del settore partner della ricerca.
I numeri della ricerca
Le installazioni sono in effetti ripartite con la ripresa post-pandemica, ma la quantità di nuovi impianti fotovoltaici ed eolici è solo di poco superiore a quella del 2019. A differenza dell’Europa, che procede a passi molto più spediti ed è ormai prossima al traguardo complessivo dei 700 GW. La capacità di rinnovabili installata in Italia durante il 2021 è stata complessivamente di 1.351 MW (+70% di potenza rispetto ai 790 MW del 2020, quando era diminuita del 35%) e questo ha portato il Paese a superare la soglia dei 60 GW: l’aumento è stato trainato dalla nuova capacità di fotovoltaico (+935 MW, +30% rispetto al 2020), seguito dall’eolico, che ha registrato la crescita più marcata (+404 MW, +30%) e, ben distanziato, dall’idroelettrico (+11 MW), mentre le bioenergie sono addirittura in diminuzione (-14 MW).
Il ritmo di crescita è ancora troppo lento. Di questo passo, al 2030 avremmo un parco eolico e fotovoltaico di poco superiore ai 50 GW, rendendo impossibile l’obiettivo (aumentato con il PTE, il Piano per la transizione ecologica) di un installato totale di rinnovabili tra i 125 e i 130 GW. Queste cifre si possono raggiungere solo se il tasso di installazione sarà quattro volte maggiore dell’attuale per l’eolico (circa 1,75 GW/anno contro gli 0,38 GW/anno di oggi) e sette volte maggiore per il fotovoltaico (circa 5,6 GW/anno contro 0,73 GW/anno). E, rimandando, si peggiora solo la situazione. La buona notizia è che soluzioni concrete da mettere in atto ce ne sono, così come sono a disposizione di policy maker e operatori del settore studi e analisi, ad esempio sul ruolo che le energie rinnovabili potrebbero avere nel mitigare il prezzo dell’energia.
“Il 2021 è stato un anno complesso, con i colpi di coda della pandemia a cui si sono aggiunte tensioni per certi versi inattese sul mercato dell’energia - ammette Davide Chiaroni (nella foto), vicedirettore di Energy & Strategy - , ma è davvero urgente riprendere a intensificare l’installazione di nuovi impianti alimentati da energie rinnovabili, così come gestire correttamente le strutture esistenti, per evitare di allontanarci ancora di più dal percorso verso la decarbonizzazione”. È indispensabile una programmazione integrata e coerente, perché le azioni previste per i prossimi anni determineranno il nostro posizionamento strategico nel futuro sistema economico globale. Saranno necessari anche ingenti investimenti (tra i 40 e 50 miliardi di euro al 2030, senza considerare quelli per gli accumuli e il potenziamento delle infrastrutture di rete), quindi vanno create le condizioni perché il mercato finanziario e gli investitori internazionali giochino un ruolo attivo nello sviluppo del settore.
L’andamento del prezzo dell’energia
Il prezzo dell’energia elettrica (PUN) è stato soggetto a un aumento continuo da giugno 2021, con un picco a dicembre e una seconda risalita da febbraio 2022, quando è cominciata la guerra in Ucraina: a marzo, il PUN medio registrava un +411% rispetto all’anno precedente, a causa dell’incremento del prezzo del gas (cresciuto di 5 volte tra dicembre 2019 e dicembre 2021) e successivamente con l’accendersi del conflitto. Le rinnovabili potrebbero avere un effetto calmierante? “Le offerte di impianti rinnovabili sono in grado di influenzare i prezzi in alcune ore della giornata - spiega Chiaroni - , ma i volumi non sono sufficienti a stabilire frequentemente il prezzo marginale sul mercato dell’energia elettrica, mentre gli impianti a gas costituiscono la tecnologia marginale che predomina nella maggior parte dei casi, di fatto determinando l’andamento del prezzo dell’elettricità. Nonostante questo, il potenziale effetto ‘calmierante’ delle rinnovabili è stato dimostrato nella primavera del 2020, quando a causa delle restrizioni da lockdown il fabbisogno di energia elettrica è calato e i volumi offerti dalle rinnovabili sono stati più spesso sufficienti a coprire la domanda, portando gli impianti a gas a essere ammessi sul MGP solo in corrispondenza di prezzi molto bassi”.