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Arera, ecco tutti i numeri, tra luci e ombre, della Relazione Annuale dell’Autorità

where Roma when Gio, 13/07/2023 who roberto

Per le bollette gas in termini di prezzi netti il differenziale con l’Area euro è aumentato per tutte le classi di consumo. La relazione del presidente Besseghini

L’impiego di ingenti risorse pubblichearera.jpg, sotto forma di interventi su bonus e bollette, ha garantito una sorta di tutela sul caro-bollette dovuto alla crisi ucraina, anche se i prezzi del gas naturale per i consumatori domestici italiani sono stati più alti della media dei prezzi dell’Area euro. Migliorano invece nella gestione idrica le perdite di rete (in calo di 12 punti) ma non il sistema fognario dove la quota di inadeguatezza degli scaricatori di piena nel Sud e nelle Isole risulta quasi doppia di quella delle altre aree del Paese. Sono alcuni dei punti citati dal presidente Stefano Besseghini nella sua Relazione annuale 2023 che ha fatto il punto della situazione dei mercati dell’energia dell’ambiente, dei servizi e dell’attività svolta dall’Autorità di regolazione.
 
Ecco più nel dettaglio cosa è stato detto nelle voci: gas, acqua, rifiuti e consumatori
 
Bollette gas
Partiamo dal capitolo gas. Anche nel 2022 i prezzi del gas naturale per i consumatori domestici italiani (senza quindi considerare gli effetti dei bonus per il nostro Paese), comprensivi di oneri e imposte, sono stati più alti della media dei prezzi dell’Area euro per tutte le classi di consumo anche a fronte dei prezzi più elevati mai registrati. Per la prima classe di consumo (< 520 m3/anno), in particolare, si è registrato un lieve aumento dei prezzi lordi, +6% rispetto all’Area euro (era +11% nel 2021). Per la classe dove si presenta la quota maggiore del totale dei consumi domestici (la classe 520-5.200 m3/anno con il 71,8% dei consumi), si riduce di poco il divario con la media dei prezzi lordi dell’Area euro, passando al +9% (era il +12%).  Per la classe oltre 5.200 m3/a (perlopiù riscaldamenti centralizzati) il valore è stato invece del +29%, in aumento rispetto al +21% dell’anno precedente.
In termini di prezzi netti il differenziale con l’Area euro è aumentato per tutte le classi di consumo.
La componente oneri e imposte cala per tutte e tre le classi, e il differenziale con l’Area euro, che era ancora pari al +9% nel 2021, diviene fortemente negativo e pari in media al -31% rispetto alla media Area euro: il vantaggio risulta superiore per i clienti domestici della prima classe (con un differenziale del -85%) rispetto a quelli della seconda classe (-29%), mentre l’ultima classe presenta un differenziale blandamente positivo (+3%).  Gli esiti di cui sopra sono dovuti a dinamiche di aumento dei prezzi netti, sia in Italia che nell’Area euro, verificatesi però in modo più marcato in Italia (in media +81% contro +55%), a fronte di un calo delle componenti fiscali, quale conseguenza delle misure di sostegno adottate, più significativo in Italia (in media -45%) che nell’Area euro (in media -14%). Guardando al confronto con i principali paesi europei, il prezzo italiano lordo (11,1 c€/kWh) risulta in media quello più elevato, con differenze positive trascurabili rispetto alla Spagna (11,02 c€/kWh), più elevate rispetto alla Francia (9,59 c€/kWh) e massime rispetto alla Germania (8,53 c€/kWh).
Per la classe di consumo più bassa il prezzo italiano (13,85 c€/kWh), comprensivo delle imposte, rimane inferiore, come in passato, solo a quello francese (14,97 c€/kWh). Nella seconda classe il prezzo spagnolo, che era più elevato di quello italiano nel 2021, risulta nel 2022 marginalmente più conveniente (10,32 c€/kWh) di quello del nostro Paese (10,4 c€/kWh). I prezzi più convenienti si confermano, in tutte le classi, quelli tedeschi. Si segnala un miglioramento delle differenze rispetto ai prezzi tedeschi (da +29% a +19%) e spagnoli (da +8% a +1%) con riferimento alla prima classe di consumo.
 
Gas: aumenta il livello di concentrazione del mercato
Nel settore della vendita, su un totale di 512 imprese attive (+23 rispetto al 2021) soltanto 30 (il 5,9% nel 2021) hanno venduto oltre 300 milioni di metri cubi, coprendo l’85,3% di tutto il gas acquistato nel mercato al dettaglio. Nel 2022 il livello della concentrazione nel mercato della vendita finale è leggermente aumentato. I primi tre gruppi controllano il 44,3%, mentre nel 2021 la quota era pari al 43,4%. Considerando i primi cinque gruppi, la porzione di mercato servita sale al 55,4% (contro il 53,9% del 2021). A distanza di solo mezzo punto percentuale la quota di Eni (15,9%) e quella di Edison (15,4%). Al contrario, si allarga la forbice tra Edison (15,4%) ed Enel (13%), che passa dall’1,5% al 2,4%.  Nel 2022 la quota delle famiglie che hanno acquistato il gas nel servizio di tutela è scesa al 33,2% (era il 36,6% nel 2021). Il numero di clienti che ha cambiato fornitore nell’anno solare 2022 è stato di circa 2,8 milioni, con una percentuale di switching complessivamente del 13,7% (dal 11,6% del 2021) e corrispondente a una porzione di volumi del 12,5% (era 13,4% nel 2021). La categoria che ha effettuato più cambiamenti di fornitore è quella dei condomini (24,1%).
 
Acqua: le differenze per perdite di rete e depurazione
Passiamo al capitolo gestione idrica. Nel 2022, la spesa media sostenuta da una famiglia di 3 persone, con consumo annuo pari a 150 m3, risulta a livello nazionale pari a 326 euro/anno (2,17 euro per metro cubo consumato). Il dato è riferito a un campione di 63 gestioni (che erogano il servizio a circa 34 milioni di abitanti), con valore più contenuto nel Nord-Ovest (232 euro/anno) e più elevato nel Centro (390 euro/anno), area quest’ultima in cui i soggetti competenti hanno programmato, per il periodo 2020-2023, una maggiore spesa pro capite per investimenti da finanziare attraverso tariffa. Il valore, invece, si ferma a 132 euro/abitante nell’area Sud e Isole. Guardando le voci che compongono la bolletta degli utenti domestici, sempre con consumi pari a 150 m3/anno, risulta che il 39,2% circa della spesa è imputabile al servizio di acquedotto, per il quale si spendono a livello nazionale 127,7 euro/anno, il 12,1% è invece attribuibile al servizio di fognatura (39,4 euro/anno) e il 29,2% a quello di depurazione (95,3 euro/anno). Infine, la quota fissa pesa per il 10,4% (33,9 euro/anno) e le imposte per il 9,1% (29,6 euro/anno). Nel 2022, l’Autorità ha condotto un ulteriore approfondimento sugli aspetti tecnici ed infrastrutturali sui più recenti dati a disposizione (2021) che, rispetto alla precedente Relazione, sono riferiti a un campione di gestioni più ampio, fissando come anno base per i confronti il 2016 (primo anno di rilevazione dei macro-indicatori di qualità tecnica). Nello specifico, la media nazionale delle perdite idriche si attesta al 41,8% pari a 17,9 m3/km/gg, quest’ultimo dato mostra un miglioramento del 12% rispetto all’anno base sebbene persistano forti differenze a livello geografico (il c.d. water service divide). Lo stesso disallineamento a livello territoriale si riscontra anche nei dati relativi alle interruzioni di servizio, fortemente condizionati da alcune situazioni critiche a livello territoriale, che presentano valori mediamente bassi nel Nord Ovest (0,66 ore/anno) e nel Nord Est (0,68 ore/anno), valori superiori nel Centro (31,55 ore/anno) e più elevati nel Sud e Isole (204,69 ore/anno). Tuttavia, questo dato presenta una riduzione media rispetto al 2016 del 32%. Infine, per quanto riguarda il sistema fognario, nonostante i miglioramenti rispetto all’anno base, i dati evidenziano una quota di inadeguatezza degli scaricatori di piena (cioè gli apparati per evitare il sovraccarico e gli sversamenti dalle fognature in caso di forti precipitazioni) che nel Sud e nelle Isole risulta quasi il doppio di quella delle altre aree del Paese. In media a livello nazionale, il 20% degli scaricatori di piena risulta da adeguare alla normativa vigente, mentre gli allagamenti e sversamenti da fognatura sono pari a 4,6 ogni 100 km di rete fognaria (con un picco di 10 ogni 100 km nel Sud e Isole). L’analisi del fabbisogno di investimenti (al lordo dei contributi) condotta sul biennio 2022-2023, periodo di aggiornamento delle pianificazioni, conferma, a livello nazionale, la concentrazione degli sforzi dei gestori al contenimento del livello di perdite idriche che assorbono il 27% del totale delle risorse programmate (da quota 22% rispetto all’analisi dello scorso anno). A seguire, gli investimenti per il miglioramento della qualità dell’acqua depurata al 16,1% (erano a 18,1%), quelli per la riduzione delle interruzioni idriche 15,3% (13,5%) e gli interventi per l’adeguamento del sistema fognario al 13,5% (13,9%). La quota di investimenti in infrastrutture del servizio idrico integrato non riconducibili direttamente a specifici obiettivi di qualità tecnica fissati dall’Autorità si ferma al 10,5%. In termini generali di servizio, il quadro nazionale del biennio è maggiormente orientato sugli investimenti pianificati nelle infrastrutture acquedottistiche (45,6%) rispetto a quelli previsti nelle reti fognarie e negli impianti di depurazione (nel complesso il 40,66%), pur permanendo differenze tra singole aree geografiche: nel Nord-Ovest è stato espresso un  maggiore fabbisogno nelle fasi di fognatura e depurazione, mentre nel Centro Italia la forbice tra le due fasi aumenta a favore delle infrastrutture di acquedotto.

Rifiuti: gli operatori in aumento a 8.100
Quanto alla voce rifiuti, l’analisi dell’authority del numero e della tipologia di attività svolta da tutti i gestori iscritti (8.101) mostra che, nella maggioranza dei casi (66,6%), i soggetti risultano accreditati per una singola attività e solo raramente (1,9%) per tutte le attività del ciclo. Con riferimento al Piano economico-finanziario 2022-2025, l’Autorità ha ricevuto le predisposizioni tariffarie relative a 5.987 ambiti (5.961 comunali e 26 pluricomunali) pari a circa il 90% della popolazione (52,3 milioni di abitanti serviti). Dall’analisi dei Piani economico-finanziari a disposizione dell’Autorità sono emersi incrementi delle entrate tariffarie che variano tra il 2,4% del 2022 e lo 0,9% del 2025: a livello geografico, le variazioni più consistenti si osservano nelle Isole (+5,6% nel biennio), mentre le più contenute al Centro e nella macroarea Nord-Ovest (poco più del 3%). Per quanto riguarda le predisposizioni tariffarie per i servizi di trattamento, l’Autorità ha ricevuto 61 proposte da 13 Organismi competenti, riferite prevalentemente a impianti operanti nel Nord e nel Centro del Paese. Le predisposizioni riguardano 39 impianti di chiusura del ciclo “minimi” e 22 impianti “intermedi” (cioè quelli assoggettati in qualche modo alla regolazione tariffaria). Infine, con riferimento ai meccanismi di garanzia inerenti alle procedure di approvazione tariffaria, nel corso dell’anno 2022, l’Autorità ha ricevuto complessivamente 68 segnalazioni di inerzia (116 nel 2021), 62 delle quali riguardavano situazioni di inerzia dei gestori del servizio di gestione dei rifiuti urbani, mentre le restanti 6 avevano ad oggetto l’inerzia di gestori di impianti minimi o intermedi.

Consumatori. Bonus sociali: oltre 6,2 milioni
La relazione nel capitolo dedicato ai consumatori segnala che nel 2022 sono stati erogati complessivamente 6.207.263 bonus per disagio economico: 3.766.105 bonus elettrici (+51,4% rispetto al 2021) e 2.441.158 bonus gas (+58,7%) per un valore complessivo di oltre 2.162 milioni di euro (circa 1.313 milioni di euro per i bonus elettrici e a circa 849 milioni di euro per i bonus gas diretti).  Nel 2022, il call center di Arera ha ricevuto 1.254.318 chiamate in orario di servizio (+99% rispetto al 2021). In linea con gli anni precedenti, il 96% delle chiamate ha interessato i settori dell’energia elettrica e del gas e il bonus sociale resta la tematica più ricorrente con il 68% dei contatti mentre le restanti (risoluzione controversie, pratiche aperte, Portali e Servizio a tutele graduali) si fermano al 32%. Le richieste scritte di informazione sono state 57.710 (quasi il triplo rispetto al 2021) e hanno interessato in larga parte i settori energetici (55.422). I primi cinque argomenti oggetto delle richieste sono stati: bonus sociale (58%), fatturazione (11%), mercato (10%), contratti (10%) e morosità e sospensione (5%). Le richieste di attivazione di procedure speciali informative per i settori energetici, nel 2022, ammontano a 41.958, in lieve flessione rispetto al 2021 (-4%).
Nel 2022, il Servizio conciliazione ha ricevuto 24.339 domande (+19% rispetto al 2021), per una media di 108,3 domande su giorni lavorativi. Il 53% delle domande ha interessato il settore elettrico (+5% rispetto al 2021), mentre al gas è riconducibile una quota pari al 22% (-3,5%), il settore idrico si attesta al 13% (-5%).  Nel 2022 è di oltre 19,8 milioni di euro la “compensation”, ossia il corrispettivo economico ottenuto dai clienti o utenti finali mediante l’accordo di conciliazione (sotto forma di valore recuperato anche rispetto al valore della controversia oppure di rimborsi, indennizzi, ricalcolo di fatturazioni errate, rinuncia a spese e interessi moratori ecc.).
 
A questo link il testo e il video integrale della Relazione del presidente Stefano Besseghini.
https://www.arera.it/it/relaz_ann/23...

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