Analisi – Per De Paoli (Bocconi) il nucleare è in declino, ma è l’unica risorsa possibile per la Cina
Dei paesi emergenti solo Pechino è in grado si trainare la crescita dell’atomo, che nel 2035 si porterà dagli attuali 370 GW a 580 GW. La Corea ha un’industria fiorente, ma non dimensioni adeguate dell’economia, l’India ha problemi di consenso della popolazione e la Russia privilegia gas e petrolio
Se il nucleare viene a mancare, quale risorsa energetica sarà in grado di sostenere lo sviluppo tra i Paesi in forte crescita? È quanto si domanda Luigi De Paoli, docente all’Università Bocconi, intervenuto a commento dell’edizione 2012 del World Energy Outlook (WEO) che l’AIE ha appena pubblicato, e nella quale viene dedicata poca attenzione all’energia nucleare.
Il crollo dell’atomo, ricorda il docente, è nei fatti: la crescita dai 370 GW attuali ai 580 GW previsti nel 2035 dipenderà per più del 50% da quanto farà un solo paese: la Cina.
“La produzione elettrica cinese negli ultimi anni è cresciuta di quasi 400 TWh all’anno (più dell’intera produzione italiana) e nel 2011 la Cina ha prodotto circa 4500 TWh netti, superando per la prima volta la produzione elettrica americana (pari a circa 4100 TWh). Dall’America, tuttavia, Pechino potrà dipendere in futuro per quanto riguarda le importazioni di petrolio e shale gas. Anche se questo ritmo di crescita non potrà che diminuire, il WEO prevede che la produzione cinese nel 2035 sarà superiore a 9000 TWh. Come far fronte dunque a un tale incremento? Il carbone, che oggi copre l’80% della produzione, resterà ancora dominante, ma non potrà continuare ad assicurare la stessa quota per problemi ambientali”. Ecco perché - rileva De Paoli - la Cina dovrà sviluppare in modo consistente anche la produzione nucleare. D’altronde questo sta già in parte accadendo: dei 64 reattori nucleari oggi in costruzione nel mondo, ben 26 sono in Cina.
Diversa è la situazione degli altri paesi citati dal WEO come leader del futuro sviluppo nucleare (India, Russia e Corea del Sud). “L’India è il paese che più assomiglia alla Cina come potenziale di crescita economica, ma non ha né gli stessi mezzi finanziari né la stessa facilità di far accettare alla popolazione i nuovi impianti. La Russia ha spazi enormi, ma abbonda di altre risorse energetiche (gas, carbone e petrolio, senza contare le fonti rinnovabili) il che non favorisce la concentrazione degli sforzi sul nucleare, che pure non è mai stato rimesso in discussione dal Governo russo. La Corea del Sud è tra i migliori esempi di successo a livello mondiale nella capacità di utilizzo dell’energia nucleare, essendo riuscita non solo a costruire gli impianti in tempi ristretti e a basso costo, ma anche a sviluppare una forte capacità industriale nazionale.
Le dimensioni dell’economia coreana, tuttavia, anche se ancora in fase di crescita, non offrono certo le stesse potenzialità dei tre colossi citati in precedenza (nel 2011 la Corea aveva 23 reattori nucleari che hanno prodotto 148 TWh su un totale di 426 TWh ed aveva in costruzione altri quattro reattori)”.