Collegato ambientale, salta l’obbligo del vuoto a rendere del vetro per bar e ristoranti
Il provvedimento, sollecitato da Fipe-Confcommercio, evita extracosti e discriminazione con altri pubblici esercizi
“In nome della tutela ambientale e della green economy, principi assolutamente sacrosanti che condividiamo, si sarebbe creata una situazione paradossale e ci sarebbe stata la ghettizzazione dei pubblici esercizi a tutto vantaggio di altri canali di acquisto”. Lo sostiene Lino Enrico Stoppani, presidente Fipe-Confcommercio, dopo la modifica che cancella l’obbligo del vuoto a rendere del vetro per bar e ristoranti, apportata al collegato ambientale dal relatore al Ddl Alessandro Bratti in Commissione Ambiente, su sollecitazione degli esercenti.
“Tale sistema avrebbe portato l'esercente ad anticipare il costo della cauzione che graverebbe ulteriormente sui conti delle imprese già tanto a rischio”, denuncia la Federazione italiana pubblici esercizi aderente a Confcommercio-Imprese per l'Italia, aggiungendo che inoltre “la resa del vetro implica uno stoccaggio dei vuoti a rendere con annessi problemi di gestione e spazio”.
“Per tutelare davvero l'ambiente - aggiunge - basterebbe organizzare per bene una raccolta differenziata seria, accurata ed efficiente”.
Se la Fipe “non fosse tempestivamente intervenuta su questo provvedimento- si legge in una nota- gli esercenti sarebbero stati obbligati a vendere per asporto ai loro clienti acqua e birra solo se contenuti in recipienti di vetro e con cauzione”. Tale obbligo “non avrebbe però riguardato altre tipologie di bevande, né tantomeno i punti vendita diversi dai pubblici esercizi come tabaccai, pizzerie a taglio, kebab, panetterie o supermercati e discount”.
Secondo il Centro Studi Fipe, “il 60% del consumo di birra avviene all'interno del canale domestico e dei 12 miliardi di litri di acqua minerale consumati dagli italiani, soltanto due riguardano la rete dei pubblici esercizi”.