Biometano, è la volta buona. Oltre 100 richieste di accesso alla rete a Snam
A più di tre anni dal primo provvedimento, il mondo del biometano si è ritrovato a un incontro di Legambiente per fare il punto della situazione
Ci sono voluti più di tre anni per riuscire a far partire il biometano, ma forse questa è la volta buona. Lo hanno detto molti dei partecipanti della giornata di lavori intitolata “La nuova frontiera del biometano”, organizzata a Bologna da Legambiente.
Spinto dalla necessità di avere almeno il 10% di trasporti alimentati da carburanti sostenibili al 2020, il governo italiano ha approvato e inviato alla Conferenza Stato-Regioni - prima del via libera finale dell’Europa - il decreto che disciplina l’incremento all’incentivazione della produzione elettrica dagli impianti biogas e biomasse.
L'Italia è la seconda produttrice europea di biogas, dopo la Germania, e la quarta su scala mondiale, ha 1.200 impianti nelle aziende agricole, fa investimenti per 4,5 miliardi di euro, produce 2,5 miliardi di metri cubi di biometano e ha creato 12.000 posti di lavoro “tutti italiani” come specifica con orgoglio Piero Gattoni, presidente del Consorzio italiano biogas. Non solo: l’Italia ha anche leader tecnologica e componentistica mondiale nel settore auto a gas. Già appare assurdo arrivare tardi all’appuntamento dei biocarburanti - è stato detto nel corso dei lavori - , ma sprecare del tutto un’opportunità così sarebbe davvero autolesionista.
I numeri parlano chiaro: gli impianti a biometano, che in 5 anni in Europa sono passati da 187 a 450, sono localizzati soprattutto in Germania (185) e Gran Bretagna (80); in Italia ce ne sono sei, ancora dimostrativi.
Uno sviluppo impedito da lacci e laccioli, la cui origine non è però chiara. Per le leggi del business, la corsa al biometano potrebbe essere stata rallentata dal crollo della domanda dei prodotti petroliferi, così come da quello del costo dei distillati, rendendo meno appetibile il ricorso a carburanti alternativi “tradizionali” come metano (fossile) e Gpl.
Ma qualcosa sta cambiando, se è vero che, come ha sostenuto Marco Alverà, amministratore delegato di Snam, nel suo intervento all'Annual Meeting di Ge Oil&Gas, il biometano potrebbe rappresentare il 10-15% della domanda in Italia; Alverà ha aggiunto che l’azienda ha ricevuto oltre cento richieste di nuove connessioni alla sua rete da parte di nuovi siti produttivi di biometano, negli ultimi due mesi. Secondo l’ad di Snam, il biometano "è efficiente dal punto di vista dei costi, perché è indistinguibile sotto il profilo chimico dal metano, e può essere iniettato nell'infrastruttura del gas già esistente. In linea teorica, c'è un grande margine di crescita in questo campo”.
Il direttore generale di Legambiente Stefano Ciafani ha formulato un appello: “è fondamentale costruire impianti di digestione anaerobica, in particolare nel centro-sud Italia, che ne è ancora sprovvisto. Questi impianti sono, purtroppo, ancora poco noti e molto osteggiati ed è fondamentale attivare adeguate campagne d’informazione. Anche il settore agricolo può dare il suo contributo, tenendo conto però dell’efficienza dell’uso del suolo, dando priorità agli scarti agricoli e alle biomasse di integrazione rispetto alle colture dedicate e senza entrare in conflitto con la produzione di cibo. Migliorando la propria competitività sul mercato, il biometano può contribuire a ridurre significativamente le emissioni del settore agricolo, che in Italia rappresentano oltre il 7% delle emissioni complessive di gas climalteranti”.
“Lo sviluppo del biometano - ha commentato invece Agostino Re Rebaudengo, presidente di assoRinnovabili - avrà forti sinergie con due asset fondamentali del nostro Paese in tema di politiche energetiche: la rete nazionale del gas naturale, una delle più capillari ed estese d’Europa, in cui potrebbe essere immesso; e il parco auto a metano, di gran lunga il più importante d’Europa che, grazie al biometano, potrebbe svilupparsi ulteriormente. Evidenti sono anche i vantaggi per la nostra salute: secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente, è dell’Italia il triste primato di morti premature per l’inquinamento dell’aria. assoRinnovabili accoglie pertanto con favore l’ormai imminente pubblicazione del provvedimento, che pone fine ad anni di ritardi e a un vuoto normativo che ha reso impossibile la realizzazione di iniziative imprenditoriali”.