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Mediobanca, il portafoglio utility dei Comuni italiani vale quasi 16 miliardi. E 5.000 nomine

where Milano when Lun, 27/07/2015 who michele

È quanto emerge dall'analisi condotta dall'area studi di Mediobanca nell’indagine annuale sui bilanci di 66 società partecipate per almeno un terzo del capitale dai 115 maggiori Enti locali italiani nel periodo 2006-2013

utilities.pngIl portafoglio delle utility partecipate dai comuni italiani nei diversi settori (acquedotti, aeroporti, autostrade, energia elettrica e gas, igiene urbana e trasporti pubblici locali) valeva a fine 2013 15,8 miliardi di euro, di cui i 4,2 miliardi in valore di Borsa, se riferito alle principali utility italiane quotate a Piazza Affari: A2A, Acea, Hera, Iren e Acsm-Agam. È quanto emerge dall'analisi condotta dall'area studi di Mediobanca sui bilanci di 66 società partecipate per almeno un terzo del capitale dai 115 maggiori Enti locali italiani nel periodo 2006-2013.

Bene le energetiche male i trasporti - Le principali società di servizi pubblici nel 2013 (l’anno a cui si riferisce il rapporto) hanno registrato ricavi per 30,7 miliardi di euro, in crescita del 34,2% rispetto al 2006, generando un utile cumulato in otto anni di 4,7 miliardi. Profitti record per la Lombardia (2,4 miliardi), in profondo rosso invece il Lazio (- 840 milioni).  A fare la parte del leone sono le società dei servizi energetici, con 4,6 miliardi di profitti, a fronte di un rosso di 1,2 miliardi del trasporto pubblico locale e di perdite per 308 milioni della nettezza urbana: questi due settori nel 2013 sono costati alla collettività 4,7 miliardi. Le aziende romane Atac (Tpl) e Ama (rifiuti) sono il fanalino di coda, con perdite pari rispettivamente a 1,2 miliardi e 228 milioni. Male anche la società di trasporti napoletana Ctp (- 228 milioni), mentre la milanese Atm ha un profitto di 30 milioni. A2A (Milano e Brescia) si conferma la migliore utility (con 1,5 miliardi di utile), seguita dalla bolognese Hera (858 milioni), dall’Acea di Roma (843 milioni) e dalla torinese Iren (572 milioni). 

Se le città vendessero le loro quote - In altri termini, se gli enti locali italiani (Comuni, Province e Regioni) vendessero le quote detenute nelle utility, potrebbero ridurre i loro debiti di quasi un quinto (il 17%), con il comune di Milano che incasserebbe 2,56 miliardi, Roma 2,12 miliardi, Torino 1,2 miliardi. Per questi comuni a fare la differenza sono le partecipazioni detenute nelle multiutility quotate.
Sempre ragionando nell'ipotesi di una cessione e conseguente reinvestimento dei proventi a un tasso stimato a fine 2013 del 2%, gli enti locali avrebbero un ritorno di circa 330 milioni l'anno, contro dividendi 2013 per 370 milioni. Non ci sarebbero, quindi, molte differenze né ragioni economiche per mantenere quote nelle utility, sostiene lo studio.

Il potere di nomina dei consiglieri - La vera contropartita di un sistema così complesso - emerge dalla studio - è in realtà quella dell'esercizio del potere di nomina di migliaia di consiglieri di amministrazione nelle numerose società partecipate: che, in caso di cessione del controllo, verrebbe meno. In un anno, i 115 enti locali presi in esame hanno espresso 5.008 nomine, delle quali 2.048 in società e 2.960 negli Enti, con una media di 35 per Comune, 27 per Provincia e 101 per Regione. Queste ultime pagano in media il 63% in più rispetto alle Province e il 24% sui Comuni. Per le figure apicali in un cda si passa dai 25.490 euro annuali dei Comuni ai 31.847 delle Province, ai 52.202 delle Regioni.

Infine, se si guarda al rapporto fra compensi e Pil pro-capite regionale, emerge che un AD di una partecipata arriva a guadagnare mediamente quasi quattro volte in più (3,7) a Cagliari e 3,5 volte a Napoli, mentre a Catanzaro la ratio è del 2,5; mentre i compensi medi delle cariche apicali delle partecipate delle Province vedono in testa Reggio Calabria con 6,7 volte il Pil pro capite regionale, seguita da Bari con 4,3 volte. Quanto alle controllate regionali, i compensi medi sono maggiori in Basilicata e Puglia, seguiti da Sardegna e Lombardia.
 
Il rapporto di Mediobanca lo trovi qui.

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