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​Studio Conai, dal riciclo dei rifiuti un forte impulso in Europa a crescita e occupazione

where Roma when Lun, 14/07/2014 who michele

Nello scenario tracciato dallo studio realizzato da Althesys per Conai e promosso dal ministero dell’Ambiente, l'occupazione addizionale ottenuta grazie al raggiungimento degli obiettivi al 2020 è valutata in 432.000 nuovi posti di lavoro, con un aumento del riciclo e del trattamento del materiale organico rispettivamente di 21,2 e 10,8 milioni di tonnellate; il ricorso alla discarica si ridurrebbe di 25 milioni di tonnellate

Il raggiungimento degli obiettivi europei di riciclo può avere rilevanti effetti anche sulla crescita economica ed industriale ed essere un fattore di creazione di occupazione.  È quanto sostiene uno studio promosso dal Ministero dell’Ambiente e realizzato da Althesys per Conai. L’analisi che traccia il quadro attuale della gestione dei rifiuti urbani nell'Unione Europea, prevede nell’ambito di uno scenario definito “prudente” (ma realistico) un aumento del riciclo e del trattamento del materiale organico che ammonta  rispettivamente a 21,2 e 10,8 milioni di tonnellate, mentre il ricorso alla discarica si ridurrebbe di 25 milioni. Il fabbisogno di nuova capacità di termovalorizzazione sarebbe, in questa ipotesi, di 22,3 milioni di tonnellate. Il giro d'affari aggiuntivo in Europa attribuibile al raggiungimento dei target è pari a 78 miliardi di euro dal 2013 al 2020. Questo valore include investimenti in impianti di trattamento, riciclo intermedio e smaltimento per 21 miliardi e 57 miliardi derivanti dalle diverse attività lungo la filiera. Il valore aggiunto generato è nel complesso di 24 miliardi di euro, di cui 7 per gli investimenti. L'occupazione addizionale ottenuta grazie al raggiungimento degli obiettivi al 2020 è valutata in 432.000 unità, di cui 307.000 circa stabilmente occupati nelle attività di gestione dei rifiuti e 125.000 per la costruzione di impianti.
Scenari - Alla luce del quadro attuale e degli obiettivi europei lo studio ipotizza due possibili scenari al 2020. Il primo, definito scenario teorico, si basa sul fatto che tutti i Paesi europei raggiungano gli obiettivi per il 2020: almeno il 50% di riciclo dei rifiuti urbani e l'azzeramento del ricorso alla discarica. Il secondo, scenario prudente, tiene conto delle differenti situazioni di partenza e valuta in  modo più realistico il fabbisogno di infrastrutture per le varie opzioni di trattamento. Un obiettivo unico di riciclo per tutti i Paesi pare, infatti, inadeguato tenuto conto anche delle loro differenti strutture industriali. Inoltre, diversa è la composizione dei rifiuti urbani: per esempio, la quantità di organico è molto più alta nei Paesi del Sud. Le condizioni climatiche del Nord Europa consentono il recupero di calore dalla combustione dei rifiuti in misura assai superiore a quella del Sud. Se alcune nazioni nord-europee dovessero raggiungere gli obiettivi di riciclo riducendo la termovalorizzazione, non sarebbero in grado di alimentare gli impianti di teleriscaldamento con conseguenze economiche, energetiche ed ambientali gravi. Obiettivi uniformi, che non tengano conto di tali peculiarità, oltre ad essere difficilmente raggiungibili, rischiano dunque di avere effetti collaterali negativi. 
Nello scenario teorico l’aumento delle quantità avviate a riciclo nell'UE al 2020 sarebbe di 44,8 milioni di tonnellate, mentre la maggior quantità di rifiuti avviati a compostaggio sarebbe di 22,5 milioni. Il ricorso alla discarica si ridurrebbe di 71 milioni di tonnellate e le quantità di rifiuti termovalorizzati crescerebbero quindi di 37,5 milioni.  Nello scenario prudente, l'aumento del riciclo e del trattamento del materiale organico sarebbe rispettivamente di 21,2 e 10,8 milioni di tonnellate, mentre il ricorso alla discarica si ridurrebbe di 25 milioni. Il fabbisogno di nuova capacità di termovalorizzazione sarebbe di 22,3 milioni di tonnellate.
Effetti sulle economie - Gli effetti economici e occupazionali sono, in proporzione, maggiori nei Paesi meno avanzati. In queste aree i nuovi posti di lavoro sarebbero oltre il doppio della media Ue. Stessa sorte anche in italia, dove i benefici riguarderebbero prevalentemente le regioni Centro-Meridionali.
Aree di intervento - Lo studio individua alcuni strumenti per avviare il processo di convergenza e
raggiungere gli obiettivi. Diverse sono le possibili aree di intervento: strutturare sistemi di finanziamento del servizio basati sul principio del pay as you throw in modo da favorire la riduzione dei rifiuti indifferenziati a favore del riciclo; favorire il consolidamento del settore e la crescita delle dimensioni degli operatori attraverso processi di aggregazione ed integrazione; definire ruoli, responsabilità e obiettivi chiari lungo tutta la filiera (responsabilità di filiera), per individuare per ogni criticità le cause e le possibili aree di intervento.
Per far crescere il riciclo, saranno necessari investimenti in ricerca e sviluppo, in particolar modo per quei prodotti per i quali, ad oggi, sussistono le maggiori difficoltà. Un'altra azione per far crescere l'industria del riciclo è agire sul lato della domanda attraverso il GPP, Green Public Procurement, che permette di sfruttare la leva degli acquisti pubblici per incentivare lo sviluppo di prodotti, tecnologie e servizi a basso impatto ambientale.
Quadro europeo - La situazione dei Paesi dell’UE nella gestione dei rifiuti urbani è molto eterogenea: da un lato ci sono Stati che hanno praticamente eliminato il ricorso alla discarica e che hanno già raggiunto gli obiettivi previsti per il 2020, mentre dall’altro esistono realtà in cui la discarica è ancora la modalità prevalente, se non l’unica, e dove il riciclo è una nicchia  poco sviluppata dell’industria del waste management. Lo smaltimento in discarica resta ancora, in molti Stati, il sistema prevalente, con un valore medio europeo del 34,25% e picchi superiori all’80%. C’è tuttavia un gruppo di Paesi che è riuscito ad eliminare quasi totalmente il ricorso alla discarica, con un’incidenza sul mix inferiore al 5%. Questo gruppo si contraddistingue però per un maggior ricorso all’incenerimento (con e senza recupero energetico), che pesa tra il 35% della Germania e il 52% di Svezia e Danimarca. Ciò che emerge è la profonda eterogeneità di mezzi e risultati ottenuti nei diversi Stati.
Europa a tre velocità - L’analisi restituisce l’immagine di un’Europa a tre diverse velocità, dove coesistono Paesi con ottime performance ambientali, caratterizzati da mix di gestione dei rifiuti che vanno nella direzione degli obiettivi comunitari e Paesi meno avanzati, dipendenti per lo più dalle discariche e dove l’industria del riciclo è poco sviluppata o addirittura quasi inesistente. Allo stato attuale per questi Paesi il raggiungimento degli obiettivi parrebbe piuttosto irrealistico. Nel mezzo, infine, c’è una serie di Paesi che, pur non essendo ancora ai livelli dei migliori e nonostante la permanenza di criticità, attraverso interventi mirati, potrebbe raggiungere i target europei. Alla situazione italiana, in particolare, è dedicato un approfondimento. L'Italia risulta, infatti, paradigmatica della situazione europea, con la coesistenza di eccellenze - il riciclo degli imballaggi - e criticità, con una forte disomogeneità dei risultati a livello territoriale.
 

 
 

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