La denuncia. Per Edf le emissioni di metano sono fino a dieci volte in più rispetto ai dati comunicati
Lo dimostrano le immagini scattate dal satellite MethaneSat, il primo lanciato in orbita da una ong per monitorare le emissioni dei settori petrolio e gas nel mondo. La ricerca presentata a Baku. Il premio ambientale vinto dall’Eni
In occasione della COP29 che si è tenuta a Baku, in Azerbaijan, Environmental defense fund (Edf) ha diffuso le prime immagini acquisite da MethaneSat, il primo satellite lanciato da una ong per monitorare e misurare le emissioni di metano del settore oil & gas in tutto il mondo. Le immagini riguardano alcuni tra i principali bacini produttivi del settore di Stati Uniti, Venezuela (nella foto) e della regione del Mar Caspio, tra le aree di maggiore esportazione verso l’Unione europea e l’Italia. I dati mostrano che le emissioni di metano osservate sono superiori dalle tre alle dieci volte rispetto alle stime e alle comunicazioni ufficiali.
Un potente gas serra
Il metano è un potente gas serra identificato come il secondo maggior responsabile del riscaldamento globale, ricorda Edf, con un potenziale di riscaldamento oltre ottanta volte superiore a quello dell’anidride carbonica nei primi vent’anni dopo la sua immissione nell’atmosfera. I settori del petrolio e del gas si distinguono per un contributo significativo, con emissioni di metano superiori di circa il 70% rispetto ai dati ufficiali e destinate ad aumentare.
Nel merito, MethaneSat ha la capacità di produrre dati quantitativi ad alta precisione e risoluzione sulle emissioni: ciò include quelle provenienti da fonti più piccole e disperse, che sono in gran parte invisibili agli altri satelliti.
Le nuove immagini comprendono i bacini degli Appalachi, del Permian e dell’Uinta negli Stati Uniti, quelli dell’Amu Darya e del Caspio meridionale in Turkmenistan e il bacino di Maturin in Venezuela. Le emissioni totali di metano da petrolio e gas osservate in queste immagini vanno da circa 50 tonnellate/ora nell’Uinta a 280 tonnellate/ora nel Permian, fino a 420 tonnellate/ora nel bacino del Caspio meridionale.
Lo zampino di Bezos
Il satellite è stato sviluppato dall’organizzazione non profit Environmental defense fund con il sostegno di partner chiave, tra cui il Bezos Earth Fund (del fondatore di Amazon Jeff Bezos), l’Audacious Project, il governo della Nuova Zelanda e molti altri.
I dati del satellite, lanciato nel marzo di quest’anno, aiuteranno le aziende e i Paesi a ridurre più rapidamente le emissioni – auspica l’ong – consentendo agli importatori di gas, agli investitori e al pubblico di confrontare le prestazioni in termini di emissioni dei bacini. Offre inoltre uno strumento prezioso per monitorare i progressi compiuti nel rispetto degli impegni assunti dal settore, come la Oil & gas decarbonization charter, istituita alla Cop28 di Dubai.
Intanto Eni vince un premio per l’ambiente
Eni ha ottenuto il “Gold standard reporting” dell’Unep, il Programma delle Nazioni unite per l’ambiente, per il suo impegno nel reporting delle emissioni di metano. Il premio è assegnato dalla Oil and gas methane partnership 2.0, lo standard globale “per l’affidabilità e la trasparenza delle rendicontazioni delle emissioni di metano nel settore petrolifero e del gas, quale passaggio necessario per tracciare e indirizzare efficacemente le azioni di mitigazione attraverso dati reali”, si legge in una nota dell’azienda. Eni ha aderito alla partnership nel 2020 e si è impegnata a “stabilire obiettivi di riduzione delle emissioni, aumentando progressivamente la trasparenza e l’accuratezza della rendicontazione”. L’azienda italiana, conclude la nota, “ritiene che il gas naturale abbia un ruolo nel percorso di transizione energetica al 2050 per la sua convenienza, affidabilità, versatilità e basso contenuto di carbonio rispetto ad altri combustibili fossili”. Tuttavia, ammette Eni, “è necessaria un’azione globale per eliminare le perdite di metano lungo tutta la filiera”.