L’ecologia dei fatti. Le imprese firmano la carta dell’economia circolare
Il testo dell’accordo è stato sottoscritto da undici associazioni imprenditoriali. Il documento individua dieci linee di intervento e punti programmatici
Confindustria, Confartigianato Imprese, Cna, Casartigiani, Claai, Confcommercio, Confesercenti, Confagricoltura, Confcooperative, Legacoop e Confapi hanno sottoscritto la “Carta per la sostenibilità e la competitività delle imprese nell'economia circolare”.
Il documento individua dieci linee di intervento e punti programmatici che, attraverso un percorso di impegni concreti, sarà la base per l’avvio di un confronto con gli interlocutori istituzionali. I 10 punti affrontano aspetti di carattere regolatorio, normativo, economico e tecnologico, dall’abbattimento delle barriere burocratiche, alla necessità di favorire investimenti in ricerca e innovazione, fino ad arrivare ad una capacità impiantistica virtuosa. La carta per l’economia circolare è un primo impegno condiviso per lo sviluppo e la competitività delle imprese italiane in tema di economia circolare.
Claudio Gemme Confindustria – Dice Claudio Andrea Gemme, presidente del comitato Industria e ambiente della Confindustria: “La Carta è l'inizio di un percorso che faremo assieme a tutte le altre categorie economiche per dare il nostro contributo per la tutela dell'ambiente e della salute dei cittadini nonché per investire sulle nuove tecnologie che renderanno le nostre imprese sempre più innovative e competitive anche nel confronto internazionale. Il mio auspicio, sia come presidente del gruppo industria e ambiente di Confindustria che come presidente Anas, è che i principi della Carta vengano fatti propri da tutti gli attori in campo”.
Vannia Gava – Dice Vannia Gava, sottosegretaria legista all’Ambiente: “L'espressione economia circolare è bella ed elegante, rappresenta un tema sul quale tutti sono d'accordo perché permette di ricavare vantaggi, riutilizzando materiali di scarto e riportandoli a nuova vita. Quando si governa un Paese però, c'è il dovere di dare sostanza alle espressioni, di mettere i contenuti dentro le dichiarazioni di principio, di creare le condizioni per arrivare agli obiettivi, di regolare e normare i processi ed i comportamenti che si svolgono ogni giorno. Ecco perché sin dal primo giorno del mio incarico ho iniziato a lavorare per aiutare concretamente la filiera del recupero e del riuso; si tratta di un settore che produce grandi vantaggi sia sotto il profilo ambientale che economico, creando una filiera che dà lavoro ad un numero sempre crescente di persone. Il motto del mio operato è sempre stato: fare bene è meglio di non fare. Vogliamo essere al fianco delle imprese per costruire una modalità di lavoro che permetta di fare le cose e di farle bene. L'Economia circolare, e ci tengo molto a questo ultimo concetto, non è una questione che riguarda le aziende che si occupano del riciclo: è un modo di pensare che deve accomunare tutti i cittadini e tutte le aziende perché è dalla corretta differenziazione che inizia il percorso di recupero. Sono convinta che la corretta e virtuosa convivenza tra ambiente e lavoro sia la grande sfida di questo secolo, e sono certa che l'economia circolare sia la chiave di volta per vincere questa sfida”.
Il testo dell’accordo
CARTA PER LA SOSTENIBILITÀ E LA COMPETITIVITÀ DELLE IMPRESE NELL’ECONOMIA CIRCOLARE
Le imprese sono pronte ad affrontare le nuove sfide ambientali e a cogliere le opportunità offerte dalla digitalizzazione dei processi produttivi e di consumo, secondo un modello di economia circolare, consapevoli che ciò richiederà un cambio di approccio da parte di tutti gli stakeholders e il coinvolgimento del sistema economico nel suo complesso.
È per questo motivo che le organizzazioni imprenditoriali hanno ritenuto opportuno convergere su alcune linee di intervento e punti programmatici su cui intraprendere un confronto fattivo con i diversi interlocutori istituzionali, che si sviluppi attraverso un percorso di impegni concreti.
Questo documento rappresenta il primo tassello di un impegno che le organizzazioni intendono perseguire congiuntamente per portare a fattor comune proposte e azioni per cogliere le opportunità di sviluppo e competitività che le imprese italiane possono cogliere dall’economia circolare
Roma, 19 febbraio 2019
CARTA PER LA SOSTENIBILITÀ E LA COMPETITIVITÀ DELLE IMPRESE NELL’ECONOMIA CIRCOLARE
1. ABBATTERE LE BARRIERE NON TECNOLOGICHE, ovvero le criticità di tipo normativo, autorizzativo e di controllo derivanti da un approccio restrittivo del legislatore e degli enti preposti al controllo e al rilascio delle autorizzazioni, che di fatto rendono conveniente e preferibile, se non addirittura inevitabile, la gestione dei residui di produzione come rifiuto anziché come sottoprodotto o come materiale ai sensi dell’articolo 185, comma 1 lett. f) del D.lgs. 152/2006, ovvero penalizzano l’avvio di tali residui ad operazioni di riciclo/recupero.
2. RIDURRE LA BUROCRAZIA E GLI ADEMPIMENTI AMMINISTRATIVI per le imprese, non nell’ottica di una deregulation ambientale ma nel senso di stimolare, in concreto, lo sviluppo di iniziative di economia circolare.
3. SOSTENERE GLI INVESTIMENTI per la sostenibilità innalzando la capacità impiantistica “virtuosa” del Paese, favorendo l’efficienza degli impianti di riciclo e recupero esistenti, valutando la necessità di costruirne di nuovi e limitando al minimo la presenza di discariche sul territorio, in coerenza con i principi dell’economia circolare.
4. DEFINIRE UNA STRATEGIA PLURIENNALE che contenga non solo obiettivi ma, soprattutto, strumenti concreti in grado di sostenere la transizione dei processi e prodotti delle imprese secondo i principi dell’economia circolare.
5. SOSTENERE LA RICERCA E L’INNOVAZIONE per sviluppare tecnologie, facilmente replicabili e utilizzabili anche dalle micro, piccole e medie imprese, che, in linea con la gerarchia dei rifiuti, consentano una sempre maggiore riduzione e prevenzione nella produzione dei rifiuti, che abbattano i costi di produzione e di gestione degli impatti ambientali, e, non ultimo, spostino in avanti la frontiera tecnologica del riciclo, con la prospettiva di lungo periodo di arrivare a minimizzare il conferimento in discarica; definire inoltre un programma per l’accrescimento delle competenze, anche tecnologiche, nelle imprese.
6. FAVORIRE LO SCAMBIO DI BENI prodotti in linea con i principi dell’economia circolare, favorendo la garanzia di idonei standard di qualità, in modo da assicurare che questi abbiano un mercato di sbocco, anche adottando le misure necessarie a evitare che il crollo dei prezzi di alcune materie prime rende economicamente difficile la scelta di materie “seconde”; supportare lo sviluppo di iniziative di simbiosi industriale.
7. CAM E GREEN PUBLIC PROCUREMENT
È importante accompagnare e favorire il percorso del Green Public Procurement e porre particolare attenzione alla disciplina dei Criteri Ambientali Minimi (CAM), che necessitano un percorso di revisione dei criteri già emanati per renderli maggiormente adeguati alle caratteristiche del sistema economico italiano. Alla luce dell’importanza che la materia ambientale ha assunto nell’ambito della nuova disciplina sugli appalti, sarà importante promuovere percorsi formativi rivolti alle imprese e alle PPAA, dedicati interamente ai CAM ,alla loro applicazione e alla loro rilevanza strategica nella gestione dei processi di assegnazione e realizzazione degli appalti pubblici.
8. PROMUOVERE LA CULTURA DELLA SOSTENIBILITÀ attraverso una efficace e corretta comunicazione, per sensibilizzare le scuole, le Business School, le Università e le comunità locali, con l’obiettivo di far convergere l’opinione pubblica sulla visione che l’impresa sostenibile ha un ruolo fondamentale nella mitigazione degli impatti ambientali; sviluppare un contenitore per la disseminazione di buone pratiche sulla prevenzione dei rifiuti per settore economico.
Promuovere e facilitare dei percorsi di formazione tecnico-politica ad hoc per gli imprenditori che mettono in campo risorse e competenze per una svolta sostenibile delle loro attività.
9. CONSOLIDARE LE PARTNERSHIP pubblico-private per consentire alle imprese di intraprendere investimenti anche a medio lungo termine potendo contare su un contesto di maggiore certezza e su incentivi finalizzati ad investimenti sostenibili e ad un più fluido accesso al credito.
10. VALORIZZARE L’APPORTO DELLE PARTI SOCIALI, che possono fornire un contributo fondamentale sui temi ambientali al fine di conciliare interessi generali con opportunità economiche ed occupazionali, utilizzando preferibilmente forme e strumenti organizzativi già esistenti, come, a titolo meramente esemplificativo, il Comitato Economico e Sociale per le Politiche Ambientali – CESPA.