Effetto Donald. Tutti contro l’uso dei fondi verdi per combattere i dazi
Reazione di Ecco alle proposte del Governo italiano. In una nota congiunta, le organizzazioni Cgil, Città Pulite Clean Cities, Forum Diseguaglianze e Diversità, Greenpeace, Kyoto Club, Legambiente, Rete Mira, Transport&Environment e Wwf contestano il ricorso al fondo sociale per il clima: “Il governo non può usare i soldi destinati alla transizione verde dei più vulnerabili”. Il calcolo di Facile.it sulle bollette.
Dazi sì, dazi no, dazi sì, dazi no. La vicenda delle tariffe daziarie che il presidente degli Stati Uniti vuole e non vuole porre sui beni d’importazione ha suscitato contromisure e reazioni alle contromisure.
La presidente del consiglio, Giorgia Meloni, ha annunciato lo stanziamento di 25 miliardi di euro per le imprese come prima risposta ai dazi imposti e poi rinviati dagli Stati Uniti. Secondo Meloni, le risorse provenienti dall'Unione europea sono già disponibili e non avrebbero un impatto sulla finanza pubblica.
Di questi 25 miliardi di euro: 14 sarebbero garantiti dalla revisione del Pnrr “per sostenere l'occupazione e aumentare l'efficienza della produttività”; 11 dalla revisione della politica di coesione approvata la scorsa settimana dalla Commissione, che "possono essere riprogrammati a favore delle imprese, dei lavoratori e dei settori che dovessero essere più colpiti"; a questi si aggiungerebbero 7 miliardi che, secondo il Governo, potrebbero provenire dal Fondo Sociale per il Clima , per "ridurre i costi dell'energia per famiglie e microimprese, attraverso misure per compensare i costi logistici e incentivare le tecnologie pulite".
Il parere di Ecco
Matteo Leonardi, cofondatore e direttore esecutivo di Ecco, il think tank italiano per il clima, ha detto: "L'utilizzo dei fondi europei del Pnrr e del Green Deal per aiuti alle imprese non è però giustificato se l'Europa prometterà di importare più gas americano nella trattativa sui dazi. Questi fondi sono destinati all'emancipazione dell'Europa dalle dipendenze energetiche e specificatamente dal gas, il cui costo ha trainato l'aumento e il debito pubblico degli ultimi anni”.
Chiara Di Mambro, direttrice strategia Italia e Europa di Ecco, ha detto: "Il Fondo Sociale per il Clima, uno degli elementi fondanti del Green Deal che il Governo ha annunciato di voler rivedere in maniera sostanziale, ha una funzione precisa nella protezione e redistribuzione temporanea dei maggiori costi che derivano dall'affrancarsi dalle fonti fossili per le famiglie e le microimprese più vulnerabili. Una questione che necessariamente deve accompagnarsi a politiche decise verso l'autonomia completa dell'approvvigionamento energetico che, come sottolineato anche da Draghi nell'audizione in Senato del 18 marzo, non potrà venire dal gas."
Organizzazioni
Secondo le organizzazioni Wwf, Greenpeace, Legambiente, Kyoto Club, Transport&Environment, Mira Network, Clean Cities, Cgil, Forum Diseguaglianze e Diversità è assolutamente da escludere che parte dei soldi possano essere reperiti utilizzando tutto il plafond a disposizione, per altro nell'arco di sei anni, del Social Climate Fund, “un fondo che ancora non è disponibile e che verrà finanziato per lo più dai proventi della vendita delle quote di emissioni derivanti dalla combustione di carburanti negli edifici, nel trasporto su strada e in altri settori, il cosiddetto ETS2, e che ha lo scopo di minimizzare l'impatto della transizione verde sulle fasce più povere e vulnerabili della popolazione”.
In una nota congiunta, le organizzazioni affermano che “utilizzare quei fondi per fini diversi non è possibile, tanto più che modalità e destinazioni devono essere preventivamente concordate con la Commissione Europea attraverso un Piano da presentare entro giugno di quest'anno. Del tutto fuori luogo, poi, impiegarli per far fronte a un'emergenza, per interventi immediati. Insomma, al ministero dell'Economia e delle Finanze forse non sanno che cosa è il Social Climate Fund o fingono di non saperlo. Visto che avevano inserito il Fondo Sociale per il Clima anche nel Decreto Bollette, pur non potendolo usare nemmeno per quello scopo. Insomma, sempre gli stessi soldi (il totale è sempre 7 miliardi) che in realtà non possono usare. Pare quasi che al Mef siano più preoccupati di impedire le misure per garantire la transizione verde anche ai più vulnerabili che di reperire fondi effettivamente esistenti e disponibili”.
Wwf, Greenpeace, Legambiente, Kyoto Club, Transport&Environment, Mira Network, Forum Diseguaglianze e Diversità, CGIL, Clean Cities “invitano il Governo a considerare che la transizione verde offre soluzioni strutturali per affrontare le crisi in atto, non solo quella meteo, ma per esempio anche quella energetica. Sarebbe miope e ideologico (questo sì) continuare a cercare di minarla, facendo anche gli interessi di chi vuole che l'Italia continui a dipendere dai combustibili fossili. E comunque, è improponibile e poco dignitoso continuare a cercare di usare soldi che a quanto ci consta, e secondo le regole che hanno accettato, non si possono usare per far fronte ad altre emergenze. Forse si dovrebbe guardare ad altre spese da eliminare, per esempio quelle destinate a infrastrutture inutili”.
Facile
Secondo l'analisi di Facile.it, nei primi tre mesi del 2025 una famiglia tipo con un contratto di fornitura nel mercato libero a tariffa indicizzata ha speso 1.247 euro per le bollette di luce e gas. A parità di consumi, la spesa risulta in aumento del 18% rispetto allo stesso periodo del 2024 (190 euro in più). Parziali buone notizie arrivano dall'analisi delle previsioni sul prezzo dell'energia; secondo le stime elaborate su dati della Borsa europea dell'energia, nei prossimi mesi le tariffe dovrebbero diminuire. Tra le ragioni dietro a questo calo ci sono anche le ipotesi di dazi statunitensi; le tariffe prospettate dagli Usa, lo spettro del rallentamento dell'economia mondiale e la riduzione delle importazioni di gnl americano da parte dell'Asia stanno contribuendo a far scendere le quote del gas sui mercati internazionali.