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Il greenwashing. Uno studio di Harvard concentra l’attenzione nel settore dell’industria fossile

where Roma when Lun, 17/10/2022 who roberto

L’analisi coordinata da un ricercatore associato del dipartimento di storia della scienza. Greenpeace: “Serve una legge europea per fermare la propaganda”

Il greenwashing, cioè il millantaregreenwashing.jpg virtù ambientali per presentare meglio i propri prodotti, è un fenomeno diffuso e trasversale che contagia gran parte della società. “Più sano, più ecologico, non contiene sostanze pericolose, protegge il pianeta, difende il clima, non testato su animali, biodegradabile, salva gli oceani”, queste le formule più usate, spesso abusate. L’organizzazione Greenpeace Olanda ha commissionato all’Università di Harvard uno studio per affermare che le più grandi aziende del petrolio, del gas, e dei settori dell’automotive e dell’aviazione in Europa utilizzano i loro canali social per promuovere impegni green inesistenti e per distrarre l’attenzione del pubblico dalla crisi climatica. La ricerca “Tre sfumature di green(washing)”, che analizza più di 2.300 post delle principali compagnie europee del settore fossile su Twitter, Instagram, Facebook, TikTok e YouTube, dice che solo pochissimi post fanno esplicito riferimento alla crisi climatica, mentre due terzi dei post analizzati (il 67%) sono stati classificati come greenwashing dai ricercatori di Harvard.

Un post su cinque si serve di temi come lo sport, la moda o cause sociali di varia natura per distogliere l’attenzione del pubblico dalle responsabilità climatiche delle aziende. Il settore automobilistico è il più attivo nella comunicazione sui social, ma appena un annuncio su cinque pubblicizza un prodotto, tutti gli altri servono solo a dare un tocco di verde al brand aziendale. Geoffrey Supran, ricercatore associato del dipartimento di storia della scienza dell'Università di Harvard e principale autore dello studio, il quale per anni ha studiato i documenti delle compagnie petrolifere ed è un attivista delle politiche a tutela del clima, ha affermato: “I social media sono la nuova frontiera dell'inganno e dei tentativi di ritardare gli interventi contro la crisi climatica”.

Secondo la ricerca di Supran, alcune delle aziende ritenute responsabili del riscaldamento globale non hanno parlato di crisi climatica e hanno invece usato i social media per posizionarsi strategicamente come marchi sostenibili, innovativi e attenti alle cause sociali. “La ricerca dell’Università di Harvard è l’ennesima conferma del pericolo che si nasconde dietro il greenwashing delle aziende fossili”, commenta Federico Spadini della campagna clima di Greenpeace Italia. Per fermare la propaganda delle compagnie petrolifere e automobilistiche Greenpeace sostiene, insieme a più di trenta organizzazioni internazionali, una iniziativa dei cittadini europei per vietare le pubblicità e le sponsorizzazioni delle aziende legate ai combustibili fossili.
Se entro ottobre la petizione “Stop alla pubblicità delle aziende inquinanti” raggiungerà il traguardo di un milione di firme raccolte, la Commissione europea sarà obbligata a discutere una proposta di legge per mettere fine alla propaganda di queste aziende.
 
Lo studio dell’Università di Harvard commissionato da Greenpeace Olanda “Tre sfumature di green(washing)”: https://www.greenpeace.org/nl/natuur...

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