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Ricerca, sviluppo, meno burocrazia e un po’ di green economy nel programma di Letta

where Roma when Mar, 07/05/2013 who matteo

Nell’agenda del neo premier c’è anche l’energia pulita. Eppure, secondo le voci critiche, nel discorso alla Camera lo sviluppo verde è stato “un’occasione mancata”. Le divergenze sul nucleare tra i ministri Zanonato e Orlando

Spingere ricerca e sviluppo con un programma pluriennale finanziato da project bond, semplificare le procedure autorizzative per gli impianti green, integrare le rinnovabili con incentivi su un orizzonte di medio e lungo periodo. Nel programma del neo premier Enrico Letta c’è anche l’energia pulita. Eppure, secondo le voci critiche, nel discorso alla Camera lo sviluppo verde è stato “un’occasione mancata”, citato soltanto di sfuggita.
“Bisogna investire su ambiente e tecnologia – ha detto Letta ripreso dal portale Qualenergia.it. – Le nuove tecnologie, fonti rinnovabili ed efficienza energetica vanno maggiormente integrate nel sistema esistente, migliorando la selettività degli aiuti. Inoltre – ha sostenuto il capo del governo delle larghe intese – è necessario completare l’integrazione con i paesi confinanti: market coupling per l’elettricità e allineamento dei prezzi del gas a quelli del resto d’Europa”.
Business: alte potenzialità per l’efficienza energetica – “La ricerca italiana può e deve rinascere nei nuovi settori di sviluppo – ha proseguito Letta – come per esempio l’agenda digitale, lo sviluppo verde, le nanotecnologie, l’aerospaziale e il biomedicale. Si tratta di fare una politica industriale moderna, che valorizzi i grandi attori ma anche e soprattutto le piccole e medie imprese che sono e rimarranno il vero motore dello sviluppo italiano”.
D’altronde, secondo gli studi condotti dall’Osservatorio sulla finanza green, i settori del made in Italy a maggiore potenzialità di crescita sono l’efficienza energetica (67%), la gestione dei rifiuti (38%) e proprio l’energia rinnovabile (23%).
I dati, basati su un’analisi condotta su un panel di cinquanta investitori istituzionali europei, sono resi pubblici da VedoGreen.
Senza dimenticare i green job. Nel 2012 gli investimenti italiani in nuovi impianti rinnovabili hanno toccato i 6,1 miliardi di euro con effetti su indotto e occupazione valutati - a trend confermato – tra 45mila e 60mila occupati in più al 2030. I numeri emergono dal rapporto Irex 2013 di Althesys.
Tensione nucleare – Al neo ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, è bastato dire “se ci fossero i siti adatti perché no”, aprendo all’ipotesi di ritorno del nucleare, per scatenare il coro di proteste di ambientalisti e politici (alleati compresi). “Quella nucleare è una forma di energia, se si può gestire non è sbagliata di per sé – ha detto l’ex sindaco di Padova ospite di Un giorno da pecora su Radio 2. – Credo in Italia non si possa fare, ma nel mondo c’è”.
Sul nucleare “l’Italia si è pronunciata con un referendum e nel corso di questi anni le ragioni del no si sono rafforzate”, ha invece sottolineato il ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, a margine di un incontro a Trieste. “Ci sono elementi – ha aggiunto Orlando – che ci dicono che si può risparmiare energia, da un lato, e che si può produrne usando altri tipi di fonti dal nucleare”.

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