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Rifiuti: mancano impianti, le discariche sono sature e cresce anche il “turismo”dell’immondizia. Lo dice l’ultimo studio di FISE Assoambiente

where Roma when Lun, 28/09/2020 who roberto

Secondo il dossier servono 10 miliardi di euro di investimenti nei prossimi 15 anni per raggiungere gli obiettivi della Circular economy. Sarà necessario cogliere le opportunità irripetibili offerte dal Recovery Fund e dal Programma Nazionale per la Gestione dei Rifiuti

“La gestione dei rifiuti nel nostro Paese smaltimentorifiuti.jpgnell’ultimo anno e mezzo ha visto un aumento della produzione, una riduzione degli impianti, una crescita dell’export e della movimentazione fuori Regione. Per cogliere la sfida europea dell’economia circolare oggi non è più rinviabile la definizione di una “Strategia Nazionale per la gestione rifiuti”, cogliendo le opportunità irripetibili che nei prossimi mesi arrivano dai nuovi fondi europei e dal Programma Nazionale per la Gestione dei Rifiuti.

Servono investimenti in impianti di riciclo, recupero e smaltimento per 10 miliardi di euro.” Sono queste le principali evidenze che emergono dal dossier “Per una Strategia Nazionale dei rifiuti – La strategia nazionale mette le gambe”, che anticipa la pubblicazione del Rapporto promosso da FISE Assoambiente (Associazione delle imprese di igiene urbana, riciclo, recupero e smaltimento di rifiuti urbani e speciali ed attività di bonifica).

Il dossier analizza le criticità che ancora frenano lo sviluppo industriale del settore della gestione rifiuti, evidenziando come poco o nulla sia stato fatto negli ultimi 18 mesi per migliorare la situazione del paese. Le proposte avanzate dall’Associazione sono rimaste inascoltate: nulla è stato fatto sul fronte dell’elaborazione di una strategia nazionale dei rifiuti, né per colmare la carenza impiantistica attraverso un piano di investimenti straordinari, né per migliorare il quadro di regole per il settore che resta troppo complesso e incerto (in forte ritardo anche sui decreti End of Waste).

Intanto, gli obiettivi fissati a livello europeo prevedono che entro il 2035 dovrà essere avviato a riciclo il 65% dei rifiuti; per farlo, al netto degli scarti dei processi di recupero, bisognerà portare la raccolta differenziata almeno all’80%, contro il 45% di oggi. Per la discarica il limite è del 10%, contro il 22% attuale, e la restante parte dovrà essere avviata a recupero energetico (oggi 18%).

Contrariamente a quanto previsto dagli obiettivi europei per la Circular economy negli ultimi 18 mesi, invece, è aumentata la produzione di rifiuti: +2% (+590mila ton) di rifiuti urbani rispetto al 2018, +3,3% (+4,6 mln/ton) di rifiuti speciali; sono diminuiti gli impianti di gestione: -396 impianti totali per gli speciali (meno impianti di incenerimento e di digestione anaerobica); sono aumentati i deficit regionali (a 2,2 mln/ton), quindi la movimentazione di rifiuti a recupero energetico/smaltimento; è cresciuto l’export di rifiuti: +31% (+110mila ton) per gli urbani, +14% (+420mila ton) per gli speciali; sono aumentati i costi di smaltimento: + 40%.
 
“La pandemia ha prodotto una buona risposta da parte delle imprese dei rifiuti abituate ad agire in un contesto emergenziale, ma al contempo ha sottolineato le fragilità del sistema e i problemi di sicurezza per la gestione degli urbani, accentuati dal blocco dell’export da cui dipendono le filiere del recupero di materia - ha evidenziato il Presidente di FISE Assoambiente Chicco Testa -. Oggi è ancora più necessario definire una Strategia Nazionale di gestione dei rifiuti che fornisca una visione nel medio-lungo periodo, migliorando le attuali performance. Per farlo, nei prossimi mesi abbiamo due irripetibili occasioni da cogliere: il piano di aiuti messo in campo dalla UE (Recovery Fund) e il Programma Nazionale per la Gestione dei Rifiuti da definire nei prossimi 18 mes,i secondo quanto previsto dalla direttiva europea appena recepita”.
 
Lo Studio sottolinea che per raggiungere questi obiettivi occorreranno anche strumenti economici a sostegno dell’utilizzo dei materiali riciclati e per l’uso di sottoprodotti e materiali end of waste, oltre a un quadro normativo chiaro per il settore, che semplifichi le procedure di autorizzazione, favorisca investimenti e sana competizione fra imprese, consentendo di realizzare tutti gli impianti necessari.

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