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Allarme dell’UNEP: l’obiettivo di ridurre i combustibili fossili al 2030 è molto lontano

where Milano when Lun, 25/10/2021 who roberto

Lo evidenzia uno studio pubblicato dal programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (Unep), secondo il quale entro il 2040 il divario di produzione arriverà al 190% rispetto al livello di produzione concesso nell’ottica di +1,5°

Le attuali proiezioni indicano che carbone-rinnovabili.jpgnel 2030 la produzione da combustibili fossili sarà di un valore pari a più del doppio di quello ammissibile per riuscire a contenere l’aumento della temperatura globale entro gli 1,5 °C e superiore per oltre il 45% al valore consentito per il contenimento entro il 2 °C. Lo evidenzia uno studio pubblicato dal programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (UNEP) a cui hanno collaborato, tra gli altri, lo Stockholm Environment Institute (SEI) e l’International Institute for Sustainable Development (IISD).
 
Cosa dice lo studio
La pubblicazione fa seguito ad uno studio presentato nel 2019, volto a misurare per la prima volta il “gap di produzione”, ossia la differenza tra la produzione pianificata di combustibili fossili e quella “permessa”, nell’ottica di allinearsi agli obiettivi climatici. In particolare, lo studio si focalizza su 15 principali Paesi produttori, tra cui Cina, Stati Uniti e Germania, i quali contribuivano nel 2020 al 75% del totale dell’estrazione di combustibili fossili. Secondo l’analisi, nonostante il significativo aumento degli impegni per il clima e per la sostenibilità presi dai Paesi negli ultimi due anni, la differenza è rimasta largamente invariata rispetto a quella calcolata nell’analisi del 2019.
 
Carbone oltre il 240% più dell’ideale
Continuando in questa direzione, entro il 2040 il divario di produzione arriverà al 190% e all’89% rispetto al livello di produzione concesso, nell’ottica di allinearsi alle politiche per il contenimento entro l’1,5 e i 2 °C rispettivamente. In particolare, il divario più significativo si osserva per la produzione del carbone. Le proiezioni dei governi risultano in una produzione nel 2030 che sfrutta questo combustibile per oltre il 240% rispetto al livello di produzione “ideale”; la stessa percentuale diventa pari al 57% per quanto riguarda il petrolio e al 71% per quanto riguarda il gas. Inoltre, lo studio sottolinea che, per il conseguimento degli obiettivi climatici, sono necessari una riduzione immediata e un tasso elevato della produzione. Tuttavia, secondo lo studio, i governi a livello collettivo prevedono un aumento di quella di petrolio e gas, e solo un modesto calo della produzione di carbone. Un’analisi dettagliata delle politiche dei 15 Paesi conferma che la maggior parte dei produttori di olio e gas pianificano di aumentare la produzione fino al 2030 o oltre,  mentre tra più grandi produttori di carbone, alcuni ridurranno la produzione ma altri la manterranno ai livelli attuali o la incrementeranno.
 
Più investimenti sulle fossili dal 2020

Infine, secondo la ricerca, dall’inizio della pandemia legata al Covid-19, le nazioni G20 hanno destinato quasi 300 miliardi di dollari ad attività legate ai combustibili fossili, una cifra superiore a quella investita nel settore dell’energia pulita. Allo stesso tempo, le istituzioni di finanziamento pubblico sovranazionali, come le banche multilaterali di sviluppo e gli istituti G20 di finanziamento per lo sviluppo, hanno diminuito drasticamente i nuovi fondi dedicati a questo settore e aumentato le politiche volte a escludere gli investimenti in questo tipo di attività.

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