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Analisi. Ecco la riforma (monopolistica) dell’intero mercato elettrico. E vince la Francia (con l’Italia a fianco)

where Lussemburgo when Lun, 23/10/2023 who roberto

Sconfitta la Germania. Possibili aiuti anche a vecchi reattori con l’estensione ciclo vita. Il vero tema resta nascosto: il ritorno agli oligopoli verticalmente integrati

di Pepi Katona
 
Una riforma silenziosa dell’intero mercato-elettrico.jpgmercato elettrico, che ne cambia l’intero assetto e i principi fondanti in modo poco appariscente, a colpetti di cacciavite e di piccole regolazioni. Questo è avvenuto (ma non è emerso, perché è un lavoro fatto nel modo meno appariscente possibile) al Consiglio Energia dell’Ue che si è riunito al Lussemburgo e ha raggiunto un accordo (general approach) sul regolamento per la riforma del mercato dell’elettricità nell’Ue.
L’intesa consentirà ora alla presidenza di turno spagnola del Consiglio di avviare i negoziati a tre (trilogo) con il Parlamento europeo e la Commissione per arrivare al testo legislativo definitivo e a un voto del Parlamento Europeo l’anno prossimo.
Soltanto un Paese, l’Ungheria, si è astenuto, mentre gli altri Stati membri hanno tutti votato a favore del compromesso, che rappresenta una sostanziale vittoria soprattutto per la Francia.
Centrale nella riforma sarà lo strumento dei contratti per differenza (i CfD) per finanziare con denaro pubblico la realizzazione di impianti di energie rinnovabili, compreso il geotermico, e anche il nucleare. E l’accordo del Lussemburgo è stato uno dei pochi casi in cui l’Italia ha avuto un ruolo interessante in un negoziato che ha visto l’eterno scontro fra Germania e Francia, e anche stavolta ha vinto la Francia.
L’Italia ha portato a casa i CfD per le rinnovabili secondo lo schema dei decreti Fer; la Francia per il suo piano di rilancio nucleare potrà fare aste per assegnazione della rendita CfD a compensazione. Invece la Germania appare la grande sconfitta, contava di iniettare aiuti di Stato per sostenere le sue industrie in sofferenza per i costi delle rinnovabili. Marginale il ruolo della Spagna.

Il vincolo rinnovabile
Nelle intenzioni originarie, l’obiettivo principale della riforma doveva essere disaccoppiare i prezzi dell’elettricità da quelli del gas, in modo che le bollette elettriche tenessero pienamente conto dei prezzi delle fonti rinnovabili e del nucleare (le fonti dette inframarginali) usate nel mix energetico. La proposta della Commissione, presentata il 14 marzo, in realtà non attua il disaccoppiamento, ma mira comunque a rendere l’elettricità meno dipendente dalla volatilità dei prezzi dei combustibili fossili, a proteggere i consumatori dalle impennate dei prezzi, e ad accelerare la diffusione delle energie rinnovabili.
 
Gli strumenti contrattuali
La riforma dovrebbe stabilizzare i mercati dell’elettricità a lungo termine attraverso due strumenti: rilanciando gli accordi a medio e lungo termine di acquisto di energia (Ppa, power purchase agreement), che sono strumenti di libero mercato, e generalizzando i contratti per differenza (CfD) bidirezionali, che sono strumenti di regolazione pubblica. I contratti per differenza sono contratti di lungo termine tra un fornitore e un ente statale, che fissano un prezzo di esercizio, o strike price; quando il prezzo dell’elettricità all’ingrosso è inferiore allo strike price, l’organismo pubblico rimborsa la differenza al fornitore; quando è superiore il fornitore restituisce la differenza. Il Consiglio Ue ha convenuto che i contratti per differenza bidirezionali saranno il modello obbligatorio utilizzato quando il finanziamento pubblico è coinvolto in contratti a lungo termine, con alcune eccezioni, e che si applicherebbero agli investimenti in nuovi impianti di produzione di energia basati sull’energia eolica, solare, geotermica, idroelettrica ad acqua fluente e nucleare.
La Commissione dovrà comunque garantire, con una propria valutazione, che l’attuazione dei contratti per differenza bidirezionali non porti a distorsioni della concorrenza. L’Esecutivo comunitario dovrà in particolare assicurare che la redistribuzione delle entrate alle imprese non distorca la parità di condizioni nel mercato interno, in particolare nei casi in cui non è possibile applicare alcuna procedura di gara competitiva.
Le norme per i CfD bidirezionali si applicheranno dopo un periodo transitorio di tre anni dall’entrata in vigore del regolamento, al fine di mantenere la certezza giuridica per i contratti in corso.
Il Consiglio, inoltre, ha convenuto che gli Stati membri promuoveranno l’adozione di accordi di acquisto di energia Ppa, eliminando barriere ingiustificate e procedure o oneri sproporzionati o discriminatori. Le misure possono includere, tra le altre cose, sistemi di garanzia sostenuti dallo Stato a prezzi di mercato, garanzie private o strutture che mettono in comune la domanda di Ppa.
 
Nucleare francese e rinnovabili italiane
Il nodo principale su cui si era bloccata la discussione era la richiesta della Francia di estendere anche al nucleare la possibilità di usare i contratti per differenza, pensati originariamente per favorire e stimolare gli investimenti nelle rinnovabili. Una possibilità che era già prevista, ma solo per i nuovi impianti, mentre Parigi chiedeva di estenderla anche ai vecchi reattori per i quali verrà prorogata la durata di vita oltre la scadenza inizialmente prevista. Diversi Stati membri (soprattutto Germania, Austria, Lussemburgo, Belgio e Spagna) si erano opposte a questo tentativo, che equivarrebbe a una generalizzazione degli aiuti di Stato per le forniture di energia a tutta l’industria francese. In sostanza Berlino non voleva che la rendita inframarginale derivata dai CfD nucleari life-extended andasse all’industria francese per migliorarne la competitività. L’intesa del Lussemburgo vede vincitore lo strumento CfD applicato in sostanza sul nucleare francese dell’EdF (cui la Francia darà una tinteggiatura di rinnovabili), sulle rinnovabili italiane gestite dal Gse (con una riverniciata di Ccs e un’ipotesi di nucleare italiano). La Francia, in pratica, ha avuto quello che voleva, perché il testo dell’accordo prevede che questo modello possa applicarsi anche “agli investimenti volti a ripotenziare sostanzialmente gli impianti di produzione di energia esistenti, o ad aumentarne sostanzialmente la capacità, o a prolungarne la durata”. La Germania dell’eolico sostenuto dal ricorso massiccio al carbone se vorrà aiutare i suoi consumatori industriali dovrà prelevare dalla fiscalità.
 
Il ritorno al monopolio
In altre parole, piano piano e senza un progetto unitario si sta rimettendo mano al mercato elettrico che, quando era stato progettato, era mirato a rendere competitivo il settore della produzione e dell’ingrosso per avvicinare i prezzi ai costi e ridurre la spesa per i consumatori. Ora si torna indietro verso il sistema oligopolistico di alcuni decenni fa, in mano a un bouquet di produttori elettrici verticalmente integrati, fingendo di evitare il monopolio, con il trasferimento occulto sui consumatori dei costi altissimi della transizione. Il sistema di formazione dei prezzi viene reso opaco ed è contrattualizzato da due controparti – i grandi produttori verticalmente integrati e lo Stato – sempre meno vincolate dalle trasparenze della competizione. E gli investitori privati, di fronte all’opacità, scappano.

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