Brutti, sporchi e senza lavoro. Oil&Gas, Schlumberger avvia licenziamento di 12 lavoratori
Proclamato lo stato di agitazione alla multinazionale oil&gas americana. L’azienda ha annunciato una procedura di licenziamento collettivo
In Italia non tira sicuramente una buona aria per i lavoratori del settore petrolifero. Gli interventi contro l’uso di risorse nazionali dei governi a guida cinque stelle che hanno portato ai divieti di attività di perforazione nell’Adriatico ma anche alla tassazione sulle piattaforme, stanno mettendo a rischio anche numerosi posti di lavoro. I primi a farne le spese sono i dipendenti della multinazionale Schlumberger, azienda americana attiva nel settore oil&gas, che ha avviato il 17 dicembre una procedura di licenziamento collettivo che riguarda 12 lavoratori sul territorio nazionale di cui 7 a Ravenna, 4 a Pescara e uno a Parma.
Prima di Natale si è svolta l’assemblea dei lavoratori nella base operativa di Ravenna per fare il punto della situazione. «L’assemblea – si legge nel comunicato congiunto di Filctem, Femca e Uiltec –a fronte delle forti contraddizioni rispetto a quanto sottolineato nella procedura di licenziamento e alle conseguenze fortemente impattanti sulla base ravennate, ha dichiarato lo stato di agitazione riservandosi ulteriori azioni a sostegno e in difesa dei posti di lavoro».
I sindacati sostengono che l’azienda voglia negare a priori la possibilità di ricorrere a qualsiasi ammortizzatore sociale. Nell’assemblea si è parlato delle azioni finalizzate al contenimento dei costi fissi che adotterà nell’immediato futuro, chiudendo la sede amministrativa di Parma, una sede operativa di Ravenna e delocalizzando nelle sedi estere servizi strategici per le attività in ambito oil&gas sul territorio, per i quali l’azienda ha tuttavia assegnato contratti in essere di attività sia in off shore con la committente Eni, che in on shore nei siti di stoccaggio per la committente Stogit. I lavoratori e le organizzazioni sindacali hanno manifestato forte preoccupazione per la vicenda e si auspicano, quanto prima, l’apertura di un tavolo nazionale di confronto con i rappresentanti della società e le istituzioni competenti alla ricerca di soluzioni alternative e positive.