Ditelo a Draghi (e a chi verrà dopo)! La raffineria russa di Priolo è a rischio chiusura con le nuove sanzioni UE di dicembre
L’impianto di Lukoil dà lavoro a oltre 1.000 persone, garantisce un quinto della raffinazione in Italia e un quinto dell’energia in Sicilia
L’entrata in vigore dell’embargo sul petrolio russo importato via nave, parte del sesto pacchetto di sanzioni UE che scatteranno dal prossimo 5 dicembre, avranno pesanti ripercussioni per l’impianto di raffinazione ISAB di Priolo Gargallo (Siracusa), controllata - come è noto - dalla russa Lukoil. Lo rende noto Assopetroli, la quale ha scritto al Governo per chiedere una soluzione di salvaguardia e garanzia della filiera, che probabilmente passerà al nuovo esecutivo.
L’impianto
Con oltre 1.000 dipendenti diretti e 2.500 nell’indotto, l’impianto ricopre un ruolo strategico per l’approvvigionamento di prodotti energetici per la Regione Sicilia e per tutto il meridione d’Italia, garantendo il 20% della capacità di raffinazione nazionale e circa il 20% del fabbisogno di energia elettrica della Regione Sicilia. Dalla raffineria ISAB, nello specifico, dipendono la produzione nazionale di oltre il 15% di gasoli e benzina, del 21% di olio combustibile e dell’11% di GPL.
Una struttura strategica
ISAB - si legge nella missiva - è quindi un’infrastruttura sistemica, dalla cui operatività dipendono le sorti dei numerosi lavoratori e quelle di tutte le imprese del sud che operano nella distribuzione di prodotti energetici (sia sul canale della rete che su quello dell’extrarete) e che da essa si approvvigionano, spesso in via esclusiva. Attualmente l’ISAB, che è indirettamente controllata dalla russa Lukoil, è costretta a raffinare il 100% di greggio russo (contro un 20-30% ante conflitto russo-ucraino), non potendo più approvvigionarsi da altri canali a causa del taglio delle linee di credito bancarie, operato pur non trattandosi di soggetto sanzionato. È essenziale - scrive Assopetroli - un deciso intervento del Governo per assicurare la continuità operativa di questo pilastro del sistema energetico nazionale. A rischio c’è anche la tenuta della filiera distributiva intermedia connessa, con conseguenze potenzialmente irrimediabili su imprese e consumatori, sia in termini di sicurezza che di economicità degli approvvigionamenti di carburante.