torna alla home
Visitaci anche su:

Notiziario ambiente energia on-line dal 1999

Petrolio. Cala la fattura energetica in Italia, ma cresce la domanda nel mondo e gli USA sono i primi esportatori

where Roma when Lun, 18/12/2023 who roberto

Le attese sulla domanda petrolifera mondiale per il 2024 sono di un ulteriore progresso in circa 900.000 b/g. Nel 2023 la domanda di energia in Italia è diminuita del 3%. I dati del preconsuntivo UNEM

È iniziato il declino del petrolio? barili-petrolio.jpegForse sì, ma non sicuramente nel 2023 visto che la domanda petrolifera globale ha proseguito nel suo trend di crescita arrivando a toccare i 102 milioni b/g, 2,4 in più rispetto allo scorso anno, uno degli aumenti più elevati degli ultimi 50 anni. Una corsa che non ha toccato anche la fattura petrolifera dell’Italia diminuita di 6,5 miliardi. Lo evidenziano i dati del pre-consuntivo Unem, l’ex Unione petrolifera, che come ogni anno tira le somme di quello che è accaduto nel mondo e in Italia in materia energetica.

 
Il peso dei Paesi non-Ocse sulla domanda
Il mondo sta cambiando, si potrebbe dire:  se si va guardare infatti all’arco di quasi un quarto di secolo nel periodo 2000-2023, si osserverà che la crescita della domanda nei soli paesi non-Ocse è stata di oltre 27 milioni barili al giorno, mentre in quelli Ocse è diminuita di circa 3 milioni. Una tendenza confermata anche dalle esportazioni russe, che sono state nel 2023 in linea con i volumi precedenti le sanzioni - 7,6 milioni b/g e destinate in larga parte a Cina e India; quelle dirette in Europa sono invece diminuite del 75%.
Quanto all’offerta di petrolio si è attestata a 101,8 milioni b/g, con un progresso di soli 1,7 milioni b/g rispetto al 2022. Un rallentamento dovuto alle scelte dell’Opec Plus che da fine 2022 ha progressivamente ridotto la propria produzione per cercare di arginare la caduta dei prezzi osservata a partire dalla seconda metà del 2022 e proseguita nella prima parte di quest’anno. Dal novembre 2022 l’Opec Plus, tenendo conto anche delle successive riduzioni volontarie di Russia (500.000 b/g) e Arabia Saudita (1 milione b/g), ha ridotto l’offerta di circa 5 milioni b/g, ossia il 5% dell’offerta mondiale, mentre i paesi non-Opec Plus hanno aumentato la loro produzione di 2,1 milioni b/g grazie agli Stati Uniti che sono divenuti a tutti gli effetti i primi produttori mondiali, con volumi persino superiori a quelli di Arabia Saudita e Russia messi insieme, rafforzando così la propria presenza sui mercati internazionali grazie ad esportazioni di greggio e prodotti pari ad oltre 6 milioni b/g.
Gli investimenti in E&P nel 2023 sono invece stati in linea con quelli degli ultimi tre anni, meno della metà rispetto ai livelli di 10 anni fa quando però i costi di sviluppo di nuova capacità erano più alti del 60%. I prezzi del petrolio e dei prodotti hanno mostrato degli “strappi” temporanei dovuti all’evolversi della situazione geopolitica e a politiche monetarie restrittive. Le attese per il 2024 sono di prezzi del Brent mediamente nella forchetta 75-85 dollari/barile, non escludendo possibili spike che possono dipendere da particolari contesti internazionali.
Le attese sulla domanda petrolifera per il 2024 sono di un ulteriore progresso, stimato dall’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE) in circa 900.000 b/g – anche se altre Istituzioni stimano una crescita ben superiore, compresa tra gli 1,5 e i 2,2 milioni b/g - per il modesto calo dei Paesi Ocse, ampiamente compensato da quelli non-Ocse che dal 2013 hanno superato i primi. Ciò nonostante tassi di crescita economica meno sostenuti rispetto al passato sia in Cina che in Europa.
 
Scenario Nazionale
Capitolo Italia. Nel 2023 la domanda di energia diminuisce del 3% e porta il gap verso il 2019 ad oltre 13 Mtep, di cui più del 70% dovuto ai minori consumi di gas.  Calano nel nostro Paese anche la fattura energetica (-48,4 miliardi di euro) e quella petrolifera (-6,5 miliardi di euro) e aumenta il gettito fiscale degli oli minerali (+7 miliardi di euro) dato il ripristino delle accise piene sui carburanti dal 1° gennaio. Nel 2023 la domanda di energia italiana si stima intorno ai 145 Mtep, inferiore di oltre il 3% (-4,6 Mtep) rispetto allo scorso anno e di circa il 9% in meno rispetto al 2019 (-13,5 Mtep, di cui oltre il 70% dovuto ai minori consumi di gas che hanno caratterizzato gli ultimi due anni). Il petrolio, che torna ad essere la prima fonte energetica nazionale con un peso del 37%, rileva una modesta variazione (-0,8%), soprattutto per le criticità della petrolchimica (-15%) che, come negli altri Paesi europei, sta risentendo delle crescenti esportazioni cinesi a basso prezzo, parzialmente bilanciata dall'aumento dei carburanti per la mobilità stradale e aerea.
Il gas naturale diminuisce dell'8,5% e scivola al secondo posto tra le fonti di energia, con un peso del 35%, per effetto delle temperature miti del 2023, a cui si è accompagnata una minore domanda sia nella termoelettrica sia nel settore industriale per il forte aumento dei prezzi osservato dalla seconda metà del 2021, e ancor più nel 2022. Ciò ha portato ad una profonda ristrutturazione ed efficientamento dei processi manifatturieri, in particolare di quelli "gas intensive", i cui effetti saranno strutturali.
Le rinnovabili crescono di circa il 9%, recuperando gran parte delle perdite registrate nel corso del 2022, sebbene oltre il 74% di questa ripresa sia dovuto alla fonte idroelettrica (+33%) che lo scorso anno aveva scontato un lungo periodo di siccità. Il carbone diminuisce, invece, del 33% scontando sia una domanda elettrica in contrazione, sia il venir meno della necessità di supportare la carenza di gas per la produzione termoelettrica, visto il ridimensionamento delle quotazioni del gas.
I consumi petroliferi nel complesso mostrano un modesto calo (-0,8%), sostenuti in particolare dal buon andamento della benzina (+5%), del carboturbo (+21%), tornato molto vicino ai livelli pre-pandemici, e dei bitumi (+7%). Considerando i soli carburanti (benzina, gasolio e gpl) il segno diventa leggermente positivo (+0,3%) grazie soprattutto alla benzina che nel 2023 ha superato gli 8 milioni di tonnellate, livello che non toccava dal 2013. Un risultato effetto anche della progressiva ibridizzazione del parco auto che, in termini di nuovo immatricolato, nel giro di dieci anni è passata da una quota di poco più dell’1% all’attuale 31%, con indubbi vantaggi anche dal punto di vista delle emissioni di CO2 allo scarico che nello stesso arco di tempo si sono ridotte di oltre il 13%.

immagini
petrolio