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Petrolio. Stenta l’accordo per far salire i prezzi: cresceranno a 35-40 $, ma in futuro

where Houston (Stati Uniti) when Lun, 29/02/2016 who michele

I paesi produttori soffrono per i listini bassi e la Russia non riesce a fermare i pozzi. Sovrabbondanza sul mercato, le petroliere usate come stoccaggi

ihsenergyceraweek2016logo_0.pngI prezzi del petrolio si attesteranno sugli 80 dollari al barile entro il 2020 con le forniture globali “seriamente” in picchiata. Lo ha detto il direttore esecutivo dell'Aie, Fatih Birol, durante la Ihs CeraWeek, la conferenza che ogni anno richiama a Houston il gotha dell'energia. “Il mercato resterà debole quest'anno, i prezzi inizieranno a salire dalla fine del prossimo anno con la frenata della produzione - ha sottolineato - e poi arriveranno a circa 80 dollari entro il 2020, e questo è un livello positivo sia per i produttori e sia per i consumatori”.
L'Aie ha stimato prezzi medi a 35 dollari al barile per il petrolio nel 2016. Neil Atkinson, responsabile della divisione mercati petroliferi dell'Aie, ha definito “improbabile in un futuro prossimo” che i prezzi possano tornare a 100 dollari al barile.
“Ad un certo punto i prezzi saliranno: è indubbio”, conferma il segretario generale dell'Opec, Abdallah Salem El-Badri. “I prezzi così bassi non possono durare, così come non potevano durare i prezzi alti”, ha osservato El-Badri. “Tutti i produttori stiano soffrendo, non solo i Paesi dell'Opec”. Entro il primo marzo i paesi produttori di petrolio decideranno se congelare la produzione. L'obiettivo è frenare il crollo del prezzo del greggio, che due anni fa era arrivato a 115 dollari al barile e dall'inizio del 2016 è sceso più volte sotto i 30.

L'intesa di massima raggiunta a Doha da Arabia Saudita, Russia, Venezuela e Qatar non convince i mercati: innanzitutto non prevede tagli nelle quantità di oro nero estratte, ma solo di mantenerle ai valori, altissimi, dello scorso gennaio. E, in ogni caso, solo a patto che altri paesi produttori si impegnino a fare lo stesso. Se Emirati Arabi Uniti e Kuwait si dicono disposti ad accodarsi con i quattro promotori dell'iniziativa, a essere piuttosto incerta è la posizione dell'Iran, che dopo la fine delle sanzioni vuole recuperare la quota di mercato perduta.
Il tentativo di includere altri paesi nell'accordo di Doha tra Russia, Arabia Saudita, Venezuela e Qatar sul congelamento della produzione petrolifera è in corso e potrà avere successo anche senza la partecipazione dell'Iran, assicura il viceministro russo dell'Energia, Aleksej Teksler. "Se oggi c'è un eccesso di produzione di petrolio di circa 1,8 milioni di barili, con una corretta messa in pratica dell'accordo sul congelamento della produzione del greggio circa la metà del surplus sarà eliminata".

Tagliare l'estrazione in Russia non è così facile a causa del clima rigido. Se si chiudono i pozzi, con il clima siberiano non è più possibile riattivarli. Secondo alcuni analisti, mantenere la produzione ai livelli attuali porterebbe il prezzo del greggio a 40 dollari al barile nel medio termine: ancora troppo poco per far quadrare i bilanci di Arabia Saudita e Russia, le cui economie dipendono profondamente dalle risorse energetiche.
Però in Usa e in Europa i depositi sono così pieni che qualcuno ipotizza di usare delle petroliere come strutture di stoccaggio galleggianti, e l'Agenzia internazionale dell'energia registra un eccesso di offerta di 2 milioni di barili al giorno.

Intanto l'Iraq (come anche ha già deciso l’Iran) non riduce però la produzione di greggio, ma intende al contrario aumentare la produzione di petrolio a sette milioni di barili al giorno nel prossimo quinquennio. Lo ha annunciato il ministro iracheno del Petrolio, Adel Abdul Mahdi. Un comunicato del Ministero riferisce che l'Iraq necessita di 300 miliardi di dollari di investimenti nei prossimi 15 anni per migliorare il comparto energetico. In Iraq la produzione di petrolio ha raggiunto un livello record di 4,775 milioni di barili al giorno a gennaio scorso. Sono cominciati i lavori per realizzare una nuova raffineria della capacità di 150mila barili al giorno nella provincia meridionale di Maysan, al confine con l'Iran.

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