Raffinazione. Spinaci (Unem): la pandemia ne ha acuito la crisi, intollerabile che non se ne parli
Tra i temi dal presidente affrontati nell’assemblea dei petrolieri anche quello della raffinazione, che vale oltre 13 miliardi all’anno
La pandemia ha solo acuito una crisi, quella della raffinazione, già in atto. Oggi le lavorazioni nelle nostre raffinerie sono scese di oltre 10 punti al di sotto della media degli anni precedenti, è certamente un dato congiunturale ma preoccupante". A suonare il campanello d'allarme è il presidente di Unem, Claudio Spinaci nel corso del suo intervento all'Assemblea 2021 nel ribadire la necessità di un tavolo sul settore.
13 raffinerie
"Serve un tavolo sulla raffinazione simile a quello aperto in Spagna. È poco tollerabile che non se ne parli", sottolinea. Oggi in Italia, rileva, "ci sono 11 raffinerie e 2 bio-raffinerie, di cui 6 nel Mezzogiorno, con un valore aggiunto per la nostra economia, quindi un incremento del valore dei beni primari, pari a 2,4 miliardi di euro all’anno. Aziende che assicurano ai propri fornitori oltre 80 miliardi di euro di fatturato, favorendo lo sviluppo di aziende di piccole e medie dimensioni, fortemente specializzate e con una capacità di penetrazione anche nei mercati internazionali. La raffinazione contribuisce alla bilancia commerciale con un valore delle esportazioni di prodotti petroliferi di oltre 13 miliardi di euro/anno, pari al 96% dell’export di fonti energetiche, data l’ubicazione ideale per le esportazioni dei prodotti finiti su mercati mondiali in rapida crescita, quali l’Africa".
Favorire la conversione
Come già detto in ambito internazionale, spiega Spinaci, "piuttosto che chiudere tali impianti produttivi e decentrare, occorre promuovere la loro progressiva trasformazione verso la produzione di low carbon fuels. Si tratta infatti di aziende fortemente tecnologiche, con risorse umane con un alto patrimonio di competenze, da non disperdere ed impiegare proficuamente nelle nuove tecnologie. Come più volte evidenziato, per rendere possibile questa trasformazione è necessario intervenire sulle attuali norme e renderle ‘neutrali’ e maggiormente efficaci, a partire dal calcolo integrato delle emissioni di CO2 delle auto e dei carburanti, per arrivare all’adozione di un 'Carbon Border Adjustment Mechanism' (Cbam) che integri e rafforzi gli effetti dell’Ets a livello globale, considerato che l'industria della raffinazione è tra i settori maggiormente esposti alla competitività internazionale ed ha quindi bisogno di misure particolarmente efficaci per garantire una protezione adeguata contro il rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio".