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Trivelle. Ambientalisti contro il Governo: passo indietro nella Manovra 2020 sulle royalty fossili

where Roma when Lun, 18/11/2019 who roberto

Nel testo della Manovra 2020 trasmesso al Senato, secondo Greenpeace, WWF e Legambiente, non c'è nessuna abolizione delle franchigie

Il Governo ha fatto un passo indietro trivelle.jpgrispetto alle bozze circolate, sulla norma inserita nel disegno di bilancio 2020 in materia di royalties relative alle estrazioni di gas e petrolio. Nel testo della Manovra 2020 trasmesso al Senato non c'è, infatti, nessuna abolizione delle franchigie, regalo che dal 1996 viene fatto ai petrolieri, ma solo una "non applicazione" temporanea delle norme del Decreto legislativo 625/1996. Lo denunciano Greenpeace, WWF e Legambiente
 
L'annunciata abolizione - fanno sapere - è stata sostituita da una misera sospensione per tre anni. Le organizzazioni chiedono inoltre che si garantisca la piena tutela del Golfo di Venezia da qualsiasi attività estrattiva, anche "sperimentale". Una volta scaduti i tre anni, le compagnie fossili dunque potranno riprendere a estrarre sotto le soglie senza versare un centesimo. Mentre i drammatici eventi di questi giorni, che hanno messo a rischio la città lagunare, impongono al più presto una modifica normativa che smetta di favorire i petrolieri e riproponga il divieto rigoroso di qualsiasi trivellazione nel Golfo di Venezia.
 
"Se il governo vuole seriamente voltare pagina e abbandonare le fonti fossili deve cancellare per sempre, nella Manovra 2020, le esenzioni dal pagamento delle aliquote dovute allo Stato per le produzioni di petrolio e gas", dichiarano le associazioni. "E non dobbiamo fermarci qui. In Italia si paga troppo poco: l'adeguamento dei canoni di concessione non è ancora stato attuato, e vanno alzate le royalties. Chiediamo dunque al governo di procedere davvero sulla strada della decarbonizzazione, in coerenza con il Green Deal, assicurando un futuro senza trivelle al nostro Paese".
 
In Italia il decreto legislativo del 1996 sulle royalties prevede l'esenzione dal pagamento delle aliquote sui primi 25 milioni di metri cubi di gas e 20 mila tonnellate di olio prodotti in terraferma e i primi 80 milioni di metri cubi di gas e 50 mila tonnellate di olio prodotti in mare. Secondo il testo della legge di bilancio arrivato al Senato, l'esenzione del pagamento dell'aliquota verrà sospesa per tre anni e i petrolieri dovranno quindi pagare i contributi solo per 2020, 2021 e 2022. Dopo di che tutto tornerà come prima.

La franchigia, pensata per favorire i piccoli player, ha finito poi per avvantaggiare le grandi compagnie come ENI - le estrazioni offshore, ad esempio, sono per circa l'85 per cento in capo al Cane a sei zampe - che per anni hanno approfittato per estrarre le scarse risorse dei propri pozzi in quantità sotto la soglia, diluendole nel tempo in modo da non pagarci le tasse.

Tra il 2017 e i primi mesi del 2018 la franchigia è stata applicata al 27 per cento della produzione italiana di gas offshore e al 22 per cento circa della produzione offshore di petrolio. Dunque, per un quarto della produzione di idrocarburi in mare le compagnie non hanno versato un centesimo nelle casse dello Stato. La proposta di abolire le esenzioni dal pagamento delle royalties è stata messa sul tavolo da Greenpeace, Legambiente e Wwf sin dai tempi del cosiddetto "Referendum trivelle".

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