L’addio alle rinnovabili della Sardegna. Solo l’1% è area idonea agli impianti, lo ha deciso il consiglio regionale
L’isola ha dunque deciso che il 99% del suo territorio sarà off limit per gli impianti rinnovabili approvando in anticipo di tre mesi sulla scadenza il decreto sulle aree idonee
La Sardegna ha dunque pianificato che solo l’1% del territorio sarà considerato idoneo ad ospitare impianti rinnovabili. Con questa nuova mappa, il Consiglio regionale dell’isola ha approvato il Dl 45 (Disposizioni per l’individuazione di aree e superfici idonee e non idonee all’installazione di impianti a fonti rinnovabili). È un atto che chiude un percorso iniziato qualche tempo fa, con una serie di ricorsi per la richiesta di connessioni a Terna e poi con le mobilitazioni generali.
Le parole della presidente Todde
“Siamo la prima Regione d’Italia ad approvare una legge sulle aree idonee con circa 3 mesi di anticipo rispetto alla nuova scadenza prevista dal Governo – ha detto la governatrice Alessandra Todde. La Sardegna, da tempo considerata un fanalino di coda, oggi diventa un modello di tutela e pianificazione del territorio per le altre Regioni italiane. Quando siamo arrivati al governo della Sardegna, abbiamo trovato un territorio spaventato e abbiamo respirato la preoccupazione dei sardi rispetto alla speculazione energetica. Con questa legge, non solo decliniamo i criteri che rendono un’area idonea o non idonea all’installazione di impianti rinnovabili, ma stanziamo, da qui al 2030, circa 700 milioni di euro per le comunità energetiche, impianti fotovoltaici, accumuli di energia elettrica per autoconsumo, con incentivi - anche a fondo perduto - destinati a cittadini, Comuni, imprese, privati ed enti regionali e comunità energetiche”.
Doppio no all’agrivoltaico
Sono già cominciati dunque tutti gli stop a nuovi impianti. La Commissione Nazionale per la Valutazione di Impatto Ambientale (Via), con il contributo della Regione Sardegna attraverso un rappresentante, ha espresso parere negativo al progetto dell’impianto agrivoltaico Palmadula Solar da 360 MW di potenza e un sistema di accumulo di capacità pari a 82,5 MWh, il più grande mai proposto in Italia per potenza e dimensione. L’infrastruttura, che avrebbe occupato oltre 1.043 ettari nel Comune di Sassari, è stata giudicata incompatibile con le esigenze di tutela ambientale e della biodiversità. “Questo risultato conferma l’impegno determinato della Regione nel difendere il territorio da interventi che potrebbero causare danni irreparabili all’ambiente, al paesaggio e ai valori culturali unici che caratterizzano la nostra isola. Il nostro obiettivo è garantire uno sviluppo sostenibile che non comprometta le risorse naturali e identitarie della Sardegna”, ha dichiarato l’assessora, Rosanna Laconi.
L’area interessata dall’impianto – dicono - è caratterizzata da habitat naturali di alto valore ecologico, inclusi territori contigui a siti della Rete Natura 2000, fondamentali per la conservazione di specie protette e per il mantenimento dell’equilibrio ecosistemico. La realizzazione del progetto avrebbe comportato: significativa sottrazione di habitat naturali, compromettendo le connessioni ecologiche e incrementando il rischio di frammentazione ambientale.
Nella stessa riunione, è arrivato anche il parere negativo su un altro impianto agrivoltaico, denominato "Guspini", proposto in territorio del comune di Guspini in un’area di circa 80 ettari e per una potenza di 64,40 MW. Le ragioni del diniego, anche in questo caso, sono riconducibili a motivi di incompatibilità con aree di pregio naturale e culturale per il rischio che questo impianto potesse determinare un’alterazione del paesaggio rurale e impatti su aree protette e siti ad alta valenza ecologica.