Elettricità Futura: fondamentali le Regioni per ridurre i prezzi dell’energia elettrica
Con leggi regionali sulle aree idonee c’è la possibilità di installare impianti rinnovabili, le tecnologie che possono offrire a imprese e famiglie elettricità al minor costo
Per resistere alle alte temperature del mese di agosto, in Italia è aumentata la domanda di energia elettrica, abbiamo utilizzato più gas per produrla ed è cresciuto il ricorso alle importazioni di corrente soprattutto dalla Francia nucleare, e soltanto il 40% dell’elettricità che abbiamo consumato è stata prodotta con le energie rinnovabili. Il risultato? Un aumento di quasi il 15% del prezzo dell’energia elettrica (PUN medio) rispetto al mese di luglio. Lo ricorda Elettricità Futura in un comunicato nel quale l’associazione ricorda come l’Italia sia il Paese europeo che più fa ricorso al gas per produrre energia elettrica, un combustibile che per il 96% importa dall’estero.
Come fare
Per aumentare la sicurezza energetica del Paese, raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 e ridurre i prezzi dell’energia elettrica per Elettricità Futura è urgente aumentare la produzione nazionale di energia elettrica, accelerare l’installazione delle tecnologie che producono elettricità al minor costo, ovvero gli impianti rinnovabili, e che utilizzano risorse nazionali (acqua, sole, vento, biomasse), e la diffusione dei sistemi di accumulo ed eliminare le barriere normative che frenano lo sviluppo delle rinnovabili e ne fanno aumentare i costi di realizzazione, già adesso tra i più alti d’Europa a causa della burocrazia.
“La possibilità di farlo dipende adesso dalle Regioni perché, con il Decreto Aree Idonee, il Governo ha demandato a livello regionale la totale discrezionalità nell’individuazione delle aree idonee all’installazione di impianti di produzione di energia rinnovabile”, dichiara Agostino Re Rebaudengo, presidente Elettricità Futura. “Le Regioni hanno una responsabilità enorme di fronte al Paese: utilizzare questa delega in bianco per permettere di installare gli impianti rinnovabili necessari a ridurre i prezzi dell’elettricità, a rendere l’Italia più sicura e competitiva e a rispettare gli obiettivi al 2030 sottoscritti a livello nazionale, europeo e mondiale”.
Aree idonee
È di fondamentale importanza – si legge ancora nella nota - che nella nuova definizione delle aree idonee di competenza delle Regioni siano fatti salvi i progetti che dal 2021 sono stati localizzati nelle aree definite idonee ai sensi del decreto che ha attuato la RED II (aree idonee ex lege, art. 20 comma 8 d.lgs. 199/2021).
Inoltre, in merito al regime transitorio, le Regioni, in coerenza con quanto fatto dal Governo con l'art. 5 del Decreto Agricoltura (D.L. 63/2024), dovrebbero prevedere che le nuove disposizioni non si applichino ai progetti per i quali, alla data di entrata in vigore della legge regionale, sia stata avviata almeno una delle procedure amministrative necessarie ad ottenere l’autorizzazione a realizzare l’impianto.
Inserire almeno queste due previsioni nelle leggi regionali permetterà anche di limitare il numero di ricorsi contro il DM Aree Idonee e le Regioni stesse, un provvedimento che arriva con oltre due anni di ritardo e presenta evidenti profili di illegittimità, alcuni di immediato rilievo - violando i principi (anche sovranazionali) di tutela dell’affidamento, di certezza del diritto, di massima diffusione delle fonti rinnovabili e il principio di “limitazione al minimo necessario delle zone di esclusione in cui non può essere sviluppata l’energia rinnovabile” (come previsto dalla recente Raccomandazione della Commissione Ue 2024/1343) - altri di rilevanza potenziale in quanto dipendono dal contenuto delle leggi regionali di attuazione che dovranno essere adottate entro dicembre 2024.