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Il futuro dell’eolico al World Wind Energy Conference 2022 di Rimini. Presentate le linee guida tecniche per l’offshore italiano

where Rimini when Gio, 30/06/2022 who roberto

I dati presentati dal segretario Gsänger e il manifesto per gli operatori dell'eolico offshore con le linee guida per la posa e realizzazione dell’impianto nella tre giorni mondiale dell’eolico di Rimini

Il futuro è nelle rinnovabili wwec2022.jpge, in particolare, nell’eolico: nonostante gli eventi che tutti conosciamo, il mercato mondiale dell’eolico ha raggiunto nel 2021 una capacità totale di quasi 100 GW in crescita del 13% rispetto all’anno precedente e del 10% rispetto al 2019. Lo ha detto Stefan Gsänger,  segretario dell’associazione mondiale dell’eolico (WWEA) intervenendo al World Wind Energy Conference WWEC 2022, la conferenza che si chiude al Palacongressi di Rimini, organizzata dalla World Wind Energy Association, in collaborazione con ANEV con il supporto di Key Energy, che ha  raccolto esperti del settore, politica, organizzazioni, accademia e società civile, italiani e internazionali. Il tema di quest’anno era la collaborazione per un futuro rinnovabile di pace. Un evento che ha voluto soprattutto fare il punto sul mercato dell’energia nel mondo.
 
I numeri dell’eolico nel mondo
Stando ai dati dell’eolico resi noti da Gsänger,  sono 97,5 i GW installati in tutto il mondo (erano  92,7 GW del 2020). La capacità complessiva di tutte le turbine eoliche nel mondo ha ora superato gli 840 GW, sufficienti a fornire oltre il 7% della domanda globale di energia. Il tasso di crescita è di tutto rispetto. Secondo i dati preliminari della Cina, il Paese da solo installerà 55,8 GW nel 2021. Ciò equivale a una crescita del 19,4%. Attualmente, la Cina ha installato 344 Gigawatt di turbine eoliche in tutto il Paese. Bene anche gli Stati Uniti, il secondo mercato mondiale, che hanno registrato una robusta crescita di 12,5 GW, anche se sostanzialmente inferiore a quella del 2020, quando furono aggiunti quasi 17 Gigawatt.  Il Brasile è risultato il terzo mercato mondiale per le nuove turbine eoliche e ha registrato una crescita del 18,6%, aggiungendo 3,4 GW in un anno.  I mercati europei mostrano sviluppi diversi: mentre il Regno Unito (2,6 Gigawatt) e la Svezia (2,2 Gigawatt) hanno realizzato nuove installazioni per oltre 2 Gigawatt e la Germania è leggermente migliorata con 1,7 Gigawatt di aggiunte nette, anche se ancora molto al di sotto del 2017/2018, diversi mercati europei hanno registrato performance inferiori al 2021. La Svezia è entrata nella top ten dei mercati eolici come nuovo arrivato, con 12 GW di capacità eolica complessiva.
 
Il manifesto per gli operatori offshore
Il nostro Paese non eccelle in crescita, come è noto, a causa delle enormi difficoltà autorizzative. E proprio per questo motivo nel corso della seconda giornata è stato presentato un manifesto per gli operatori dell'eolico offshore con le linee guida per la posa e realizzazione. Un documento, presentato da ANEV E OWEMES (Associazione che punta a promuovere le energie rinnovabili marine nel Mediterraneo), che va a definire i criteri progettuali nella realizzazione dell’impianto (come, ad esempio, l’ancoraggio) e completa le linee guide, già sottoscritte con le associazioni ambientaliste a tutela della fauna marina e che necessitano oggi di un’implementazione tecnologica. Esse riguardano in particolare questioni quali l’impatto sui cetacei, l’itticoltura, le rotte migratorie. Inevitabile che, nonostante le grandi ambizioni, si sottolineasse il dato molto deludente dell’eolico in Italia legato ai tempi infiniti derivanti proprio dai nodi inestricabili del permitting. Per Simone Togni “se lo sviluppo a livello mondiale continua a macinare record anche superiori alle stesse previsioni e in Europa continuiamo a mantenere una leadership tecnologica e proprio in Italia che si apre il capitolo più spinoso, come è emerso da diversi interventi nel corso della conferenza. I due temi che il presidente ANEV segnala: l’assenza di una semplificazione “seria” e dei criteri oggettivi da parte del Ministero della Cultura e dunque delle Sovraintendenze e i troppi ritardi nelle tempistiche delle valutazioni di impatto ambientale”.
 
Cosa hanno detto le aziende
Presenti vertici e manager di diverse grandi imprese del mercato e le associazioni ambientaliste. Alessandra Toschi, ad di Bayware, che ha in costruzione due progetti eolici in Campania e in Puglia e che andranno in esercizio a breve ricorda come “in generale nel nostro settore ci sia un gran fermento, tutti parlano di transizione energetica e noi vogliamo essere protagonisti, in Italia e negli altri 28 Paesi dove siamo, anche se dobbiamo quotidianamente scontrarci con i limiti della burocrazia e da quelli derivanti da una mancata programmazione energetica nazionale e regionale.  Nonostante tutto, l’Italia rimane comunque un Paese con grandi potenzialità”. Chi si scontra ogni giorno con questioni autorizzative è anche l’azienda beneventana Idnamic, che si occupa dello studio preliminare alla realizzazione dell’impianto eolico. Il CEO Claudio Monteforte ricorda che, per realizzare un impianto, servono 5 o 6 anni, nonostante un mercato europeo molto dinamico. L’azienda è leader internazionale (con più di 40 dipendenti) ed è presente in Spagna, Francia, Grecia, Portogallo e Polonia. A proposito di permitting, Monteforte racconta di un esempio tipico di allungamento dei tempi: “capita spesso che i dati di misurazione del vento, un dato centrale per chi investe e che può durare fino a due anni per avere dati attendibili, comporti diversi problemi autorizzativi anche solo per installare una stazione anenometrica, tanto che a volte hanno voluto aprire una conferenza dei servizi dai tempi lunghissimi, una vera assurdità per quello che facciamo noi, che sono considerate opere minori anche se necessarie affinché il progetto parta”. Marco Mazzi, Senior Regulatory Affairs Manager Italy & Iberia di RWE, che è presente nel nostro Paese da due anni con 16 impianti e una in costruzione in Sicilia, punta “sull’Autorità per l’Energia  e sul lavoro che sta facendo sui progetti pilota sulle UVAM  potrebbe accelerare il processo di integrazione tra i sistemi di accumulo e le rinnovabili”. Secondo Stefano Ciafani, di Legambiente, “siamo in un momento piuttosto delicato: da un lato c’è bisogno di spingere molto di più lo sviluppo delle rinnovabili, ma il Governo ha pensato più a diversificare le fonti di approvvigionamento del gas da Paesi diversi dalla Russia e meno a scommettere fotovoltaico ed eolico. In particolare, su questa fonte ci sono troppi problemi autorizzativi nella realizzazione degli impianti che, a volte, sono talmente lunghi che fanno diventare obsoleto l’impianto stesso ancora prima di entrare in produzione. Serve una riflessione sui tempi di valutazione della Commissione VIA mettendola in condizione di lavorare. “D’altra parte, bisogna dare delle regole al Paese, precise e puntuali, che consentano all’eolico di potersi sviluppare, integrandosi nel territorio”.

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