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Truffa delle biomasse. Il legname non era da filiera corta, coinvolto ex ad Saipem

where Pavia when Mer, 03/02/2021 who roberto

Undici misure cautelari, oltre 143 milioni di euro di contributi pubblici ottenuti con una truffa ai danni dello Stato

Ricevevano l’incentivo massimo previstobiolevano.jpg per chi utilizza legname da filiera corta, così come si era si erano impegnati a fare i proprietari della centrale a Biomasse di Olevano Lomellina, nel pavese, impegnati a utilizzare esclusivamente legname (cippato di pioppo coltivato a ciclo breve) tracciato, certificato e proveniente da zone limitrofe all'impianto (massimo 70 chilometri). L’inchiesta dei magistrati, avviata nel 2019, ha però accertato che ricevevano materiale anche dalla Svizzera attraverso un sistema di falsificazione di bolle che produceva una vera e propria contabilità parallela. Per questo il procuratore di Pavia Mario Venditti e il pm Paolo Mazza hanno firmato undici misure cautelari (6 arresti domiciliari e 5 obblighi di firma) ed eseguito oltre cinquanta perquisizioni in numerose regioni, sequestrando oltre 143 milioni di euro di contributi pubblici ottenuti con l’accusa di truffa ai danni dello Stato, oltre che il sequestro della stessa centrale elettrica alimentata a biomasse legnose.
 
Le accuse
"Deus ex machina" dell'associazione a delinquere, scrive il gip nell'ordinanza di custodia cautelare, era Pietro Franco Tali, ex ad di Saipem, che aveva lasciato nel 2012 e che, per nascondere le sue quote in Biolevano aveva costituito - leggiamo su Ansa - un trust gestito da moglie e figlie. Nella società all'interno del trust, la Noemir srl, era confluito il 60% della Biolevano detenuto da Tecnimont, con un pagamento immediato di 7 milioni e 200 mila euro e un secondo differito di 13 milioni e mezzo entro il giugno del 2028. Agli indagati sono stati sequestrati 69 rapporti bancari, 22 quote societarie di altrettante società del gruppo, del valore di circa 19 milioni di euro, 147 fra veicoli, immobili e terreni del valore di oltre 12 milioni di euro. Tra gli immobili ci sono anche un prestigioso appartamento nel cuore di Milano, una villa con piscina vista mare a Portobello di Gallura (Sassari) e una villa in collina a Galbiate (Lecco) oltre all'intera centrale elettrica del valore di circa 70 milioni. L'impianto proseguirà la sua attività con la guida di un amministratore giudiziario in conseguenza della legge 231 del 2001 relativa alla responsabilità amministrativa delle società. Per il procuratore Venditti e il pm Mazza, quella portata a termine dalla Biolevano è "una truffa ai danni dei cittadini". Il sospetto è che l’azienda fosse nata proprio per accaparrarsi questi incentivi: per ogni milione di euro di energia venduta, l'azienda riceveva dal Gestore oltre 3 milioni, con l'impegno, però, che si impegnasse a utilizzare solo legname tracciato, certificato e proveniente dalla "filiera corta".
 
Le reazioni: “Muroni (LeU): triplice danno per l’Italia”
“Le indagini e la giustizia dovranno fare il loro corso, ma se la truffa venisse confermata rappresenterebbe un triplice danno per l’Italia: non solo al fisco, ma anche allo sviluppo della produzione energetica pulita e all’ambiente. Perché significherebbe aver levato preziose risorse a un settore, quello delle rinnovabili, strategico per lo sviluppo sostenibile, il contrasto alla crisi climatica e il futuro del Paese”.

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biolevano
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