Copernicus monitora gli effetti degli incendi al Circolo Polare
Nell’area sono stati contati dal Copernicus Atmosphere Monitoring Service più di 100 incendi, senza precedenti sia per vastità sia per durata. Gli incendi ad alta intensità sono aumentati in frequenza
Copernicus Atmosphere Monitoring Service (CAMS), realizzato dal Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine (ECMWF) per conto dell'Unione Europea, sta monitorando l’attività e le emissioni di oltre 100 incendi verificatisi da giugno in poi, per un periodo prolungato, nelle aree intorno al Circolo Polare, alla Repubblica di Sakha in Siberia e in Alaska.
Basandosi sulle osservazioni che sono state condotte per 17 anni, gli incendi avvenuti nel mese di giugno nelle aree indicate sono da record sia per diffusione che per durata. Nei primi 14 giorni di luglio, gli incendi nel Circolo Polare hanno già rilasciato circa trentuno megatoni di CO₂. Gli incendi in Siberia e ad Alberta in Canada sono stati i più vasti fin’ora quest’anno. In particolare, è stato stimato che l’incendio di Chuckegg Creek ad Alberta si sia propagato per 300.000 ettari.
Negli incendi, anche il fumo rappresenta un grave rischio per la salute non solo nelle vicinanze, ma anche lontano dalla fonte, a causa dal vento che trasporta i residui per centinaia di migliaia di chilometri.In parte a causa delle condizioni meteo estreme derivanti dal cambiamento climatico, infatti, il caldo secco è uno dei principali fattori di rischio, gli incendi ad alta intensità sono aumentati in frequenza. Questi fenomeni inquinano maggiormente l’atmosfera rispetto alle emissioni industriali, poiché producono una combinazione di particolati, monossido di carbonio e altre sostanze inquinanti.
Tradizionalmente, la stagione degli incendi boreali inizia a maggio e dura fino a ottobre, con picchi di attività tra luglio e agosto. Tuttavia, come più recentemente in Canada, ad esempio CAMS ha rilevato lo spostamento di fumo diretto in Europa attraverso l’oceano Atlantico in solo un paio di giorni.
CAMS monitora gli incendi a livello globale e stima le emissioni causate, usando strumenti satellitari e dati in-situ. La stima delle emissioni viene poi combinata con il sistema di previsioni meteo ECMWF, che crea un modello del trasporto e della composizione chimica dell’inquinamento atmosferico, in modo da prevedere come la qualità dell’aria mondiale possa essere interessata, con cinque giorni di anticipo.
“Monitoriamo da vicino l’intensità degli incendi e il fumo che emettono” afferma Mark Parrington, Senior Scientist del programma Copernicus Atmosphere Monitoring Service. “Sappiamo che le temperature nella regione artica sono aumentate a un ritmo più veloce della media globale e le situazioni di caldo secco forniscono agli incedi le condizioni ideali di crescere una volta iniziati. I dati derivanti dal nostro Global Fire Assimilation System mostrano che, tipicamente, gli incendi nel Circolo Polare avvengono tra luglio e agosto, per questo è strano vedere incendi di questa portata e durata nel mese di giugno. Il nostro servizio di monitoraggio è quindi importante per accrescere la consapevolezza rispetto all’impatto degli incendi e delle emissioni di fumo su larga scala, in modo da aiutare organizzazioni, aziende e persone a pianificare in anticipo gli effetti dell’inquinamento atmosferico”.