Scorie nucleari/2 - Puppato, il decomissioning nucleare costerà fino a 8 miliardi in bolletta
Per la senatrice PD, lo smaltimento delle scorie produce a posteriori i suoi effetti sull’economia
Il nucleare produce a posteriori i suoi effetti economicamente nefasti. I cittadini italiani si troveranno in bolletta tutti i costi del decommissioning, ovvero della demolizione e dello smaltimento definitivo delle scorie prodotte dagli impianti esistenti nel territorio italiano.
“L'allestimento e la gestione del sito nazionale per lo stoccaggio e la messa in sicurezza definitiva delle scorie nucleari, stimabili intorno alle 90mila tonnellate, costeranno tra i 6 e gli 8 miliardi di euro”. Lo dice la senatrice del Pd Laura Puppato, riferendo quanto hanno appreso le commissioni ambiente e attività produttive del senato, che in questi giorni hanno ascoltato Sogin e Ispra, oltre al ministero dell'Ambiente, in seguito dell'obbligatorietà derivante dalla disposizione europea successiva alla direttiva Euratom 70/2011 che impone, giustamente, la gestione responsabile e sicura del combustibile nucleare esaurito.
“Si tratta di un intervento obbligatorio e certamente necessario - aggiunge Puppato - per evidenti ragioni di sicurezza ambientale e sanitaria”. Questa, prosegue la senatrice democratica, “è una di quelle notizie che dovrebbero far riflettere i fautori del nucleare, che si sono spinti fino a volerlo sviluppare ulteriormente nel nostro paese. Parlo del centrodestra, che ha tuonato sui costi delle rinnovabili, ma non ha mai chiarito i costi in bolletta del nucleare italiano”.
Oggi gli italiani, conclude Puppato, “sapranno che il nucleare, evitato grazie al centrosinistra e soprattutto all'esito referendario, costituirà una ulteriore spesa per tutti gli italiani”.