Effetto shale. Gli Usa saranno il primo produttore al mondo
Per l’Aie la domanda di petrolio crescerà di 7,6 milioni di barili al giorno
L'Aie, Agenzia internazionale per l'energia, stima che la domanda di petrolio crescerà di 7,6 milioni di barili al giorno al 2019. L'Aie ha anche sottolineato che, dopo il 2015, la crescita di domanda di petrolio sarà più lenta e che si prevede un boom dello shale gas, il gas di scisto, anche fuori dagli Stati Uniti entro la fine del decennio. Inoltre l'Agenzia stima che l'America del Nord diventerà esportatore di petrolio sempre prima della fine del decennio. Quanto alla previsione sulla produzione irachena, invece, l'Aie stima una riduzione della produzione a 4,5 milioni di barili al giorni al 2019.
Nel frattempo i tradizionali Paesi fornitori dell'Opec, che hanno storicamente dominato il mercato, potrebbero diventare più deboli, visti gli scarsi investimenti e i disordini politici che, in molti Paesi, rappresentano una minaccia.
Il Nord America entro la fine del decennio produrrà il 20% del greggio a livello globale, diventando un gigante senza precedenti. Come ha segnalato l'Agenzia internazionale dell'energia, il boom dello shale oil ha trasformato il settore petrolifero americano e l'effetto si farà sentire prima del previsto anche al di fuori del Nord America. Secondo l'Aie, le cui stime coprono un orizzonte di cinque anni, nel 2019 la produzione di shale oil negli Stati Uniti arriverà a 5 milioni di barili al giorno, mentre fuori dal Paese sarà di 650.000 barili al giorno. Grazie all'accesso a riserve prima irraggiungibili, gli Stati Uniti diventeranno il maggiore produttore globale entro il 2020. “Sebbene l'Opec resti un fornitore vitale per il mercato, deve fare i conti con significativi problemi nell'espandere la propria capacita”, ha detto Maria van der Hoeve, direttore esecutivo dell'Aie.