Il No all’eolico. Tar Sardegna: il vincolo architettonico è imprescindibile
Lo stabilisce una sentenza. Italia Nostra chiede un tavolo per stabilire le aree compatibili
Una sentenza del TAR della Sardegna avversa alla E2i Srl (Edison Energie Speciali) sull’impianto eolico di Florinas, accanto alla Basilica di Saccargia, pone con forza la questione della compatibilità del territorio italiano con l’installazione selvaggia e pervasiva di impianti eolici. La sentenza ribadisce - leggiamo in una nota di Italia Nostra - che il vincolo archeologico, sia diretto che di prossimità, è imprescindibile e che la Regione Sardegna ha tutto il diritto di deliberare che il 98,8% della superficie regionale non sia adatto all’installazione di gigantesche pale eoliche.
È ora di governare la transizione energetica, evitando le conflittualità che nascono quando si deve calare sui territori la realizzazione concreta degli impianti eolici e fotovoltaici a terra previsti dal Green New Deal. Infatti, in molti territori non sono solo i Comitati e le Associazioni ambientaliste ad opporsi a giganteschi parchi energetici ma, come si è visto, sono anche le amministrazioni locali. Basti pensare alla vicenda dell’eolico offshore a Rimini, dove ad opporsi sono i Comuni e la Regione Emilia Romanga, o all’impianto eolico offshore di Is Arenas, sonoramente bocciato dalle popolazioni, dai Comuni e dalla Regione Sardegna.
Le sole azioni di tutela contro l’eolico selvaggio portate avanti dalla Italia Nostra nei territori nel corso degli ultimi sei anni, spesso insieme ad altre sigle ambientali, sono state più di trenta. A queste si devono aggiungere moltissime azioni contro il fotovoltaico a terra in aree di pregio.
Per superare questo sfibrante antagonismo, Italia Nostra chiede al Governo di indire un tavolo di concertazione a livello nazionale per individuare le aree compatibili e pianificare finalmente gli interventi da realizzare, senza lasciare che regni in Italia il Far West. Inoltre, invita a sospendere il regime delle sovvenzioni che spingono al gigantismo delle tecnologie adottate, spostando le risorse finanziarie verso soluzioni tecnologiche che favoriscono l’autoproduzione energetica individuale con impianti piccoli, poco impattanti e diffusi: un modo più democratico di sviluppare le energie pulite, capace di contrastare le infiltrazioni mafiose attirate dalle sovvenzioni.