Così si fa! Ecco la tecnologia che rimuove le nanoplastiche dall’acqua
La tecnica ha dimostrato un’efficienza del 98%, la più alta finora mai sviluppata. L’hanno messa a punto gli americani dell’Università del Missouri. Secondo uno studio, ogni anno ingeriamo fino a 52mila particelle di microplastiche
Un recente studio pubblicato sulla rivista Environmental Science and Technology stima che una persona ingerisce in media tra 39 e 52mila particelle di microplastiche all’anno attraverso il cibo e l’acqua. Un dato preoccupante per la salute. Ecco perché gli scienziati dell’Università del Missouri (Usa) hanno “alzato il livello” della lotta contro le nanoplastiche. In che modo? Creando una nuova soluzione a base liquida che elimina oltre il 98% di queste particelle microscopiche dannose per tutti gli organismi viventi.
"Abbiamo utilizzato una piccola quantità di solvente idrorepellente per assorbire particelle di plastica da un grande volume di acqua" ha affermato Gary Baker, professore associato presso il Dipartimento di Chimica dell’Ateneo e autore dello studio, citato dal quotidiano L’Indipendente. "Aggiunto alla risorsa idrica da trattare, inizialmente il solvente rimane sulla superficie, esattamente come farebbe l’olio. Una volta mescolato e lasciato separare nuovamente, torna a galleggiare ma trasportando all’interno della sua struttura molecolare le nanoplastiche". A questo punto, i ricercatori hanno usato una semplice pompetta per rimuovere il composto, lasciando così acqua pulita e priva di plastica. Il sistema basato sui solventi ha ampi margini di sviluppo, assicurano gli scienziati.
Qualche mese fa, un primo significativo risultato era stato raggiunto dagli scienziati dell’Università di Waterloo, in Belgio. I test di laboratorio avevano garantito un recupero del 94% delle microplastiche (100 milligrammi per litro d’acqua). Ora, grazie alla nuova sperimentazione in Missouri, la “pulizia” del liquido ha raggiunto il 98%.
Perché le microplastiche fanno paura
Gli studi sui danni da microplastiche sono solamente all’inizio, ma i dati sono preoccupanti: piccolissimi frammenti di plastica sono stati trovati nel sangue, nei polmoni e nelle placente umane. Il già citato studio pubblicato su Environmental Science and Technology stima che una persona media ingerisca tra 39 e 52mila particelle di microplastiche all’anno attraverso il cibo e l’acqua. Un numero che potrebbe aumentare a 121mila particelle annuali se si considerassero anche le microplastiche inalate dall’aria. Una delle preoccupazioni principali riguarda il fatto che le microplastiche possono fungere da vettori di sostanze chimiche tossiche, come additivi plastici (bisfenolo A, ftalati) o inquinanti ambientali che si legano alla superficie delle particelle. Queste sostanze, se ingerite o inalate, possono interferire con il sistema endocrino umano, alterando l’equilibrio ormonale e contribuendo a patologie come l’infertilità, il cancro e problemi metabolici.
Leggi subito i risultati dei test dell’Università del Missouri! https://pubs.acs.org/doi/10.1021/acs...