Clima. Allarme siccità al Nord, rischio deserto in Sicilia
In Emilia chiesti interventi speciali. Carestia per 30 milioni di africani. Summit del ministero dell’Ambiente. I commenti di Agire e di Anbi
Il clima cambia, tende a diventare nordafricano, e secondo i dati del Cnr (Consiglio Nazionale Ricerche) la regione a maggior rischio desertificazione è la Sicilia, con il 70% del territorio minacciato da insufficienza idrica; seguono il Molise (58%), la Puglia (57%), la Basilicata (55%) e poi Sardegna, Emilia Romagna, Marche, Abruzzo, Umbria e Campania, con percentuali oscillanti fra il 30% ed il 50% dei territori a rischio.
Summit per l’Emilia - Ed è allarme siccità nel Nord Italia: le falde acquifere del sottosuolo della pianura veneta sono a secco soprattutto sotto il fiume Piave e l'Osservatorio del distretto padano, sulla base dei dati forniti dalla Regione Emilia Romagna e dei valori raggiunti dagli indicatori di scarsità, ha condiviso la dichiarazione di "severità idrica alta" per l'area Appenninica emiliana, con particolare riferimento al parmense e al piacentino. È quanto emerso dalla riunione straordinaria dell'Osservatorio voluta dal ministero dell’Ambiente per esaminare la situazione e valutare scelte condivise.
Nel corso della riunione, la Regione Emilia Romagna ha annunciato di aver chiesto al Dipartimento della Protezione Civile la dichiarazione dello stato di emergenza per la situazione idrica. Il Dipartimento ha evidenziato che ai sensi della normativa attuale la dichiarazione, attualmente in corso di istruttoria, potrà essere eventualmente accordata limitatamente al settore idropotabile. La situazione dell'area romagnola appare migliore grazie agli apporti provenienti dal fiume Po, per il tramite del Canale emiliano.
Se in Emilia Romagna non ci saranno significative precipitazioni nelle prossime due settimane, quella
che oggi è già una situazione di emergenza potrebbe trasformarsi in una catastrofe, scatenando conflitti per l'acqua tra i territori e danni colossali per l'intero agroalimentare regionale.
I dati rilevati in campo negli ultimi giorni dicono chiaramente che in Emilia le falde sono completamente scariche e che i livelli raggiunti sono, in quasi tutti i territori della regione, al di sotto di quelli registrati durante l'inverno.
L’allarme degli esperti - Il presidente dell'Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue (Anbi), Francesco Vincenzi, ammonisce: "Il pericolo desertificazione deve ormai entrare, anche per il nostro Paese, tra le possibili conseguenze dei cambiamenti climatici, così come testimonia l'attuale crisi idrica, conseguenza delle insufficienti precipitazioni dei mesi scorsi e di un caldo inusuale in un periodo, che non è ancora estivo”.
"Alcune tendenze sono ormai conclamate: il clima è cambiato e con esso anche le precipitazioni meteorologiche; è necessaria un'assunzione di consapevolezza collettiva, adeguando le infrastrutture a servizio dell'agricoltura e dell'ambiente, perché senza acqua e senza cibo non c'è vita. Serve un Piano Nazionale degli Invasi, interessante soprattutto l'Italia settentrionale, per raccogliere le acque di pioggia, bene sempre più prezioso e raro" conclude il direttore generale Anbi, Massimo Gargano.
La siccità nel mondo secondo Agire - In 40 anni è raddoppiato il numero di persone esposte a catastrofi naturali, e quelle "nuove", come desertificazione e siccità, stanno stravolgendo l'assetto di vaste regioni del mondo, sostiene Agire, la rete italiana di 9 Ong.
Le emergenze legate alle catastrofi climatiche sono in aumento: in Africa circa 30 milioni di persone sono sull'orlo della fame a causa di una straordinaria siccità che ha portato alla carestia. Nel mondo "una persona su tre è esposta a terremoti, numero che è quasi raddoppiato negli ultimi 40 anni. Circa 1 miliardo di persone in 155 paesi sono esposti a inondazioni e 414 milioni vivono nei pressi di uno dei 220 vulcani più pericolosi".