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Se sei brutto non ti salvo. Così si discriminano gli animali non “mainstream”

where Firenze when Ven, 07/03/2025 who roberto

Ai vertebrati va l’83% dei fondi globali destinati alla biodiversità. Ignorate, o quasi, le specie considerate brutte (rane, pipistrelli, salamandre) o pericolose (serpenti). Poche risorse anche per le piante. Lo rivela una ricerca delle Università di Firenze e Hong Kong.

I finanziamenti mondiali per boophisbottaebetampona.jpgla conservazione della biodiversità animale e vegetale sono indirizzati solo a un piccolo numero di grandi specie, mentre quasi il 94% di quelle a diretto rischio di estinzione non ricevono alcun sostegno. Ad attirare più attenzione sono gli animali più “famosi”, come gli elefanti o le tartarughe marine. A spese, però, di specie fondamentali per il funzionamento degli ecosistemi, tra cui anfibi, invertebrati, piante e funghi.

È quanto rivela uno studio internazionale, il primo di questo genere, pubblicato su Pnas a cura delle Università di Hong Kong e Firenze, che denuncia una distribuzione squilibrata dei fondi globali, sia pubblici che privati, destinati a salvaguardare l’esistenza delle varie specie.
La ricerca (“Limited and biased global conservation funding means most threatened species remain unsupported”) è stata in parte sostenuta dal National biodiversity future center, finanziato dal ministero dell’Università e della Ricerca con fondi dell’Unione europea nell’ambito del programma #NextGenerationEu (Pnrr).
 
Funghi e alghe a bocca asciutta
“Abbiamo analizzato 14.566 progetti di conservazione che abbracciano un periodo di 25 anni, dal 1992 al 2016, confrontando l’importo dei finanziamenti per specie con il loro status nella ‘lista rossa’ delle specie minacciate stilata dall’Unione internazionale per la conservazione della natura, Iucn, l’istituzione che valuta i livelli di rischio di estinzione e di cui faccio parte”, spiega Stefano Cannicci, docente di Zoologia dell’Università di Firenze. “Per la prima volta”, prosegue lo zoologo dell’Ateneo fiorentino, “si è studiata la distribuzione dei fondi dedicati alla conservazione, e non contando il numero di articoli pubblicati: dei 1.963 miliardi di dollari assegnati complessivamente dai progetti, l’82,9% è stato destinato a vertebrati. Piante e invertebrati hanno rappresentato ciascuno il 6,6% dei finanziamenti, mentre funghi e alghe sono appena rappresentati, con meno dello 0,2% per ciascuna delle specie”.
Anche all’interno di molti dei gruppi più finanziati esistono grosse disparità: i mammiferi di grossa taglia, che rappresentano solo un terzo dei mammiferi minacciati, secondo l’Iucn, hanno ricevuto l’86% dei finanziamenti.
Una grossa percentuale dei fondi analizzati riguarda il più ricco e importante programma di fondi per la conservazione europeo, quello dei progetti Life, che sono la spina dorsale dei fondi per la conservazione delle specie italiane.
 
Il ricercatore: “Cambiare le priorità di finanziamento”
“I dati dicono, per esempio”, prosegue Cannicci”, “che tra i vertebrati più a rischio di estinzione ci sono gli anfibi, come salamandre e rane, ma i fondi a loro dedicati sono meno del 2% del totale. In generale, gli animali che noi consideriamo ‘brutti’ o pericolosi (pipistrelli, serpenti, lucertole, e moltissimi insetti escluse le farfalle) sono scarsamente finanziati in termine di conservazione: che senso ha conservare un animale ma non gli animali o le piante che mangiano?” si domanda il ricercatore.
Per affrontare in modo efficace la sfida della tutela della biodiversità gli autori dello studio propongono che siano destinate complessivamente più risorse alla conservazione, ma anche che le organizzazioni governative e non governative lavorino per riallineare, sulla base delle conoscenze scientifiche, le priorità di finanziamento verso le specie a reale rischio di estinzione e attualmente trascurate.
 
Leggi qui lo studio: https://doi.org/10.1073/pnas.2412479122

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