Troppi turisti. Ecco che fare per salvare dall’overtourism le Cinque Terre (e non solo)
All’evento organizzato con la Rappresentanza Ue in Italia e con l’ufficio in Italia del Parlamento Europeo idee e soluzioni sul fenomeno sempre più impattante. Un biglietto come Venezia oppure la prenotazione?
Che fare e quali sono le possibili soluzioni all’overtourism, vale a dire quel fenomeno di turismo eccessivo che provoca un impatto su una destinazione e ne influenza negativamente la qualità della vita percepita di cittadini e visitatori. Di tutto questo si è parlato a Roma in un evento organizzato da Parco Nazionale delle Cinque Terre con l’ufficio in Italia del Parlamento Europeo. Il meeting ha rappresentato un’occasione di scambio, riflessione e confronto tra istituzioni, decisori politici, operatori e tecnici su questo fenomeno, sempre più impattante nel nostro Paese.
Quali soluzioni
L’eccesso turistico rappresenta una sfida significativa per moltissime destinazioni del nostro Paese. Destinazioni turistiche culturali iconiche come Roma, come Venezia che comincia a chiedere il pagamento di un biglietto d’ingresso alla città e come Firenze, ma anche aree di interesse naturalistico come il Parco Nazionale delle Cinque Terre, si trovano a gestire flussi eccessivi di turisti, con conseguenti problematiche legate a impatti ambientali, abbassamento della qualità dell’esperienza di visita e di vivibilità per le comunità locali. Nel caso delle Cinque Terre, si tratta di minuscoli borghi sul mare con poche centinaia di abitanti nei quali, a ogni arrivo di una nave da crociera, si riversa l’invasione di migliaia di turisti. Per controllare il fenomeno, che va di pari passo con la crescita dell'industria turistica, si studiano formule per gestire le presenze e per regolare gli accessi promuovendo il fuoristagione, adottando misure di programmazione basate sulla prenotabilità delle destinazioni, e sensibilizzando i visitatori sull'importanza del turismo informato e sostenibile. Partendo dall’esperienza maturata, dalle azioni già intraprese e dallo studio sul tema commissionato dall’ente parco, l’evento è stato l’occasione per portare all’attenzione una riflessione corale e di ampio respiro sull’importanza di una gestione coordinata del patrimonio naturale e culturale e la valorizzazione di esperienze più responsabili e attente alle specificità dei luoghi di pregio e meritevoli di protezione.
I focus
Sono state prese in esame esperienze diverse, tra cui quella delle città di Firenze e Venezia e della Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali. Un focus particolare si è poi stato dedicato al caso del Parco delle Cinque Terre attraverso lo studio dei flussi turistici redatto da Mic Hub e dalle soluzioni intraprese per la salvaguardia dei suoi fragili territori verticali come l’adesione alla carta europea per il turismo sostenibile, la voluntary review del parco (la prima condotta da una area protetta in Italia e esperienza pilota in Italia di attuazione della Agenda 2030) e il suo il piano di adattamento ai cambiamenti climatici (la cui impostazione da parte del parco è unico esempio in italia sia per l’area terrestre sia per quella marina protetta).
“L’evento ha chiamato a raccolta stakeholder importanti e porta alla riflessione su un fenomeno di grande attualità a livello globale, che richiede regole, partnership e soluzioni innovative. La nostra esperienza, quella di un parco nazionale amato in tutto il mondo e scelto da milioni di turisti ogni anno, è simile a quella altre realtà come Firenze e Venezia. Servono momenti e tavoli di confronto a livello nazionale per fare rete e condividere risultati e obiettivi che guardino alla sostenibilità ambientale, sociale ed economica, - afferma la presidente del Parco Nazionale delle Cinque Terre Donatella Bianchi in apertura dei lavori. - Partiamo da un chiaro quadro conoscitivo per applicare poi, attivando momenti di confronto e partnership tra istituzioni, operatori e società civile, le soluzioni individuate dagli studi di settore. È necessaria, perciò, una gestione coordinata del patrimonio naturale, sociale e culturale, con particolare attenzione alla protezione dei territori fragili”.