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​A Roma l’illuminazione pubblica è tra le più care d’Italia

where Roma when Mar, 29/10/2013 who michele

Emerge da un’indagine dell’Agenzia capitolina per il controllo e la qualità dei servizi pubblici locali in collaborazione con Federutility sulle caratteristiche del servizio nelle grandi città italiane

L’Agenzia per il controllo e la qualità dei servizi pubblici locali di Roma Capitale ha realizzato, in collaborazione con Federutility, un’indagine sulle caratteristiche del servizio di illuminazione pubblica nelle grandi città italiane (Roma, Milano, Torino, Palermo, Genova, Bologna, Firenze e Bari), con raccolta di dati originali presso le amministrazioni locali e i soggetti gestori. Il benchmarking fra gli indicatori di servizio mostra come Roma, nonostante i recenti incrementi, sia ancora caratterizzata da livelli medio-bassi di luminosità e di frequenza media dei punti luce sulle strade, in parte attribuibili alla latitudine e alle favorevoli condizioni climatiche rispetto alla maggior parte delle città che si trovano al centro-nord e a ridosso dei rilievi alpini o appenninici.
Gli indicatori di efficienza tecnica, che esprimono il flusso luminoso degli impianti e quello medio per energia impiegata, sono abbastanza omogenei, anche se individuano tre situazioni differenti: una più efficiente per Firenze e Bari, una medio-alta per Roma, Milano e Torino, mentre Palermo resta a livelli decisamente inferiori. 
Per quanto riguarda la spesa, quella riferita a Roma Capitale riguarda il corrispettivo dell’attuale contratto di servizio, ma non comprende gran parte degli investimenti e delle manutenzioni straordinarie. Gli indicatori della spesa unitaria (anno 2011) vedono Roma fra le città più care, seconda dopo Milano, sia in relazione alla spesa per punto luce (256 euro/pl), sia per unità di flusso luminoso (15 euro/Mlumen), mentre la spesa per unità di energia impiegata (288 euro/MWh) è leggermente inferiore alla media. La rarefazione dei punti luce, però, fa sì che i cittadini serviti per punto luce sono più numerosi che nelle altre città e quindi la quota del costo annuo imputabile al singolo cittadino romano (meno di 20 euro) sia nella media delle grandi città.
 
 

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